Ieri, un anno fa, si consumava il tragico naufragio di un caicco di migranti sulle spiagge di Steccato di Cutro in cui persero la vita 94 persone, di cui 35 bambini. “Ad un anno da quella tragica notte noi non dimentichiamo e continuiamo a chiedere che le indagini facciano finalmente giustizia”. A sottolinearlo è la segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli.
“In questi dodici mesi – ricorda la dirigente sindacale – altre donne, uomini e bambini sono morti, nei nostri mari, inseguendo la speranza di una vita migliore, lontana da guerre, persecuzioni, devastazioni ambientali, povertà”. Per Gabrielli, “il cosiddetto decreto Cutro ha aggravato la condizione perché, come i tanti interventi legislativi che si sono susseguiti, considerano la migrazione come una condizione di criminalità. E dinanzi ad un fenomeno strutturale si continua a invocare l’emergenza, invece di iniziare a considerare la presenza degli immigrati una ricchezza per tutto il Paese”.
“Queste politiche migratorie, contro i diritti umani, vanno cambiate radicalmente in favore di misure volte a creare un vero sistema di accoglienza, corridoi umanitari e condizioni regolari di ingresso. Inoltre – conclude la sindacalista – occorrono politiche volte a rafforzare i diritti di cittadinanza di tutti coloro che già vivono in Italia”.
e.m.