La manovra finanziaria in discussione prevede la soppressione dell’Isae, l’Istituto di Studi e Analisi Economica. E’ “l’unico istituto pubblico che ha il compito di fornire analisi, valutazioni e previsioni a supporto dell’attività del governo e del Parlamento e degli Enti locali”, commentano i dipendenti.
I ricercatori dell’Isae sono membri attivi della comunità scientifica internazionale, con numerose pubblicazioni sulle riviste più prestigiose, e contribuiscono costantemente a vari progetti di ricerca e cooperazione.
La soppressione è decretata “al fine di razionalizzare e semplificare” le funzioni dell’Isae specificando che da tale misura “non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. E’ dunque esclusa, osservano i dipendenti, la finalità del risparmio di spesa che invece costituisce l’obiettivo principale della manovra. Per altro, la chiusura dell’Isae “sopprimerebbe una voce autorevole e indipendente proprio nel momento più acuto della crisi economica internazionale, mascherando con motivazioni di razionalizzazione una decisione politica più che discutibile”.
Il bilancio Isae, ricordano i dipendenti, già fortemente ridotto negli ultimi anni (di oltre il 30% dal 2000), non grava interamente sul bilancio pubblico, poiché si giova in maniera consistente di varie commesse esterne. Al momento i trasferimenti pubblici all’Istituto sono di circa 10 milioni di euro, per l’80% destinato alla remunerazione del personale a tempo indeterminato.
Di conseguenza, si legge nel comunicato firmato dai dipendenti, il ricollocamento del personale presso altri enti, previsto dalla bozza di manovra, non determinerebbe significativi risparmi di spesa, a fronte della dispersione di un patrimonio professionale e scientifico di riconosciuto valore.
Alla luce dell’attività istituzionale svolta negli anni, i ricercatori dell’Istituto e tutto il personale trovano umiliante essere considerati un “Ente inutile” proprio nel momento in cui sarebbe “cruciale una diagnosi puntuale, professionale e tempestiva dell’evoluzione economica e sociale e degli effetti delle politiche di sostegno all’economia e all’occupazione”.
Il personale chiede al governo e al Parlamento di riconsiderare un provvedimento che, “alla luce di quanto detto, non porta benefici al bilancio dello stato, depaupera un capitale umano e scientifico rilevante e priva opinione pubblica, decisori politici e organismi internazionali di un referente professionale e indipendente”. (FRN)