Lo sciopero degli autoferrotranvieri ha sconvolto questa settimana le città, quale più, quale meno. E immancabili sono sorte le polemiche sul diritto di sciopero, sul diritto che si arroga questa categoria di bloccare le città per ottenere che il suo contratto sia rinnovato. Polemiche che sono andate anche al di là del caso specifico, di questa congiuntura sindacale, pure molto particolare, perché la categoria attende il rinnovo contratto da un tempo lunghissimo, anni e anni.
In molti hanno avanzato il dubbio che ormai lo sciopero sia un’arma spuntata, per cui sarebbe ora che il sindacato la smettesse con questi riti che irritano la cittadinanza. Considerazioni che hanno del vero, perché lo sciopero in queste condizioni diventa odioso, dal momento che non è rivolto contro il “padrone”, colpevole di non rispondere alle giuste attese dei lavoratori, ma contro gli utenti, quindi contro chi in quella vertenza sindacale non c’entra per nulla, ma ne sopporta il peso. E’ evidente che l’obiettivo di chi sciopera è proprio quello di far crescere il malcontento tra i cittadini utenti, perché si scarichi poi sul ceto politico, e da questo a chi quel rinnovo potrebbe rinnovare. Ma è un giro vizioso, e ne fanno le spese i più inermi, specie se si considera che i più colpiti sono i pendolari, che già per andare a lavorare spesso viaggiano qualche ora al giorno e in più devono sopportare questi ulteriori aggravi di penosità, che a volte rischiano di mettere in pericolo la stessa prosecuzione del loro lavoro. Arma spuntata, quindi, ma a ben vedere è la sola che i sindacati hanno a disposizione. In questa situazione, altro i sindacati sembra non possano fare, devono o scioperare o accettare il non rinnovo dei contratti.
In realtà la situazione non è proprio questa, e sindacati confederali forti come sono quelli italiani avrebbero dovuto già da tempo prendere in considerazione la necessità di allargare la loro cassetta degli attrezzi. Un sindacato confederale è tale perché al proprio interno raccoglie tutte le categorie dei lavoratori e ha quindi la necessità di tener conto di tutti i loro interessi, quelli dei tranvieri accanto a quelli dei pendolari. Per questo avrebbero l’obbligo di inventarsi un’altra forma di pressione politica che non sia quella che i tranvieri usano facendo saltare il quadro dei trasporti cittadini per un’intera giornata. I poliziotti non scioperano, perché sarebbe la festa dei ladri. Ma se devono far sentire le loro ragioni lo fanno e tutti i sindacati collaborano a questo sforzo.
Credo davvero che sia giunta ormai la necessità di trovare un’altra forma di protesta, che si accordi con le esigenze di un paese moderno. Tempo fa si fece un gran parlare dello sciopero virtuale, lavorare lo stesso, per non arrestare la produzione in un momento in cui il mercato tira, ma far pesare in altro modo le ragioni dei lavoratori. Poi non se ne è fatto nulla, perché i tempi non erano maturi o perché siamo diversi dai giapponesi, che quando vogliono protestare invece di scioperare si mettono al braccio una fascia bianca. Ma se non è lo sciopero virtuale può essere un’altra cosa, importante è uscire da quella strettoia che conduce solo a un vicolo cieco. Una delle maggiori virtù dei sindacalisti è la fantasia, che serve loro per trovare le soluzioni ai conflitti di interesse più intricati. Spendano allora questa grande dote per dotarsi di uno strumento di protesta che porti al rinnovo dei contratti degli autoferrotranvieri senza bloccare per 24 ore intere città. Devono farlo non fosse che per il risentimento che si accumula in queste occasioni tra la gente verso i sindacati. I quali sono già in difficoltà così profonde che non serve certo loro un ulteriore aggravio di inimicizia che irrigidisca gli animi.
Massimo Mascini