Ebbene si, mi hanno nominato in una task force. Ho cercato di sottrarmi, finché, che onore, mi ha cercato il Ministro in persona. Si dirà: ci sono più task force che virologi in televisione, ed è il colmo. Vero, ma la “mia” task force si occupa di questioni fondamentali, cui tutto il Paese guarda… va bene, basta così.
Cominciamo dall’inizio. Ho chiesto subito con curiosità chi erano gli altri componenti del gruppo di “esperti”, ne conoscevo alcuni, degli altri mi sono fatto un’idea consultando google. I criteri di nomina… difficile dire, qualcuno è un notorio cultore delle materie di cui ci occupiamo, qualcuno ha una notorietà giornal-televisiva, qualcuno è forse nell’ambiente del ministro e del ministero. Subito sono arrivate le proteste sui social: non c’è nessuno che conosca davvero i problemi, hanno scritto alcuni, la “base” ribolle, le associazioni di settore volevano essere rappresentate. Invidie… boh, l’incarico è ovviamente gratuito. Insomma, un bel viatico.
Ci si mette subito al lavoro, riunioni continue e ravvicinate davanti al pc, un delirio, la posta elettronica si riempie di mail di organizzazioni, di singoli, vecchi conoscenti ti scrivono per complimentarsi (!) o per sottoporti il loro problema e il loro punto di vista, gli altri della task force (la chiameremo tf) ti girano le mail che ricevono a loro volta. Passi più tempo a cancellare mail che a leggerle.
Intanto comincia a dipanarsi il lavoro. Ci si distribuiscono i compiti, e ciascuno comincia a organizzarsi. Si riprendono in mano libri, raccolte di leggi, codici. Si leggono le rassegne stampa, con moderazione. Si telefona agli amici e colleghi per avere pareri e consigli, sempre raccomandandosi: “mi raccomando, riservatezza”! Si fa dire dalla moglie che non ci si è quando telefonano i giornalisti: ma dove vuoi che siamo, visto che non si può andare da nessuna parte! Arriva sera molto presto, la noia della reclusione se ne è andata, sostituita dall’ansia di rincorrere ogni tema, ogni sollecitazione, di scrivere il piccolo report su un aspetto specifico, che poi farà parte di un report più grande, che poi confluirà in una relazione per il ministro, che poi… Si dorme poco, e quando ci si sveglia al mattino presto già c’è da appuntarsi qualcosa che poi si dovrà ricordare.
Intanto, come se niente fosse, il Ministro che ti ha reclutato dicendo che ritiene tanto indispensabile il tuo contributo comincia a fare dichiarazioni sulle materie su cui tu stai lavorando, e tu non sai che dire, anche perché tutti quelli che “sanno” ti chiamano per sapere se è vero, se quella parte della loro vita che dipende dalle decisioni del governo e del ministro in questione sarà davvero come si legge sui giornali, e più o meno apertamente pensano e dicono che un po’ è anche colpa tua, che sei un “consigliori” del ministro. E hai un bel da spiegare che non ne sai niente, facendoci oltretutto la figura dello scemo. Intanto, qualcuno di un’altra task force parla delle stesse cose di cui ti stai occupando tu, e la confusione cresce, cresce a tal punto che non leggi più i giornali e non ascolti più i telegiornali: tanto sono pieni di virologi che litigano tra loro.
Nel dizionario, la task force è un gruppo di unità militare destinata a compiere una specifica missione bellica. Per fortuna siamo in pace, e le metafore belliche riferite all’attuale situazione non mi convincono. L’importante è tuttavia, se possibile, uscirne vivi.
L’esperto