Affondo del segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per il reiterato silenzio alle richieste di incontro di Fiom, Fim e Uilm nazionali a fronte della grave situazione che vivono i siti produttivi del gruppo Acciaierie Italia, “per il quale – ricorda il dirigente sindacale – da tempo chiediamo un chiaro piano industriale a fronte dell’aumento esponenziale dei lavoratori in cassa integrazione”.
“Un ministro che trascura la più grave crisi industriale italiana per la strategicità del settore e per il numero di lavoratori coinvolti, parlo dell`ex Ilva, dice dell’attenzione che questo Governo destina alle politiche industriali del nostro Paese, al di là di tutta la retorica sul Made in Italy”, attacca Gesmundo, ricordando i 34 tavoli di crisi aperti al ministero, cui si sommano altri 22 in monitoraggio, “che si traducono in decine di migliaia di posti di lavoro in bilico. E di fianco allo stato di incertezza che vivono lavoratori e lavoratrici – continua – c’è il rischio che salti il nostro sistema manifatturiero, che fa i conti con il rafforzamento di paesi emergenti. Come la Cgil chiede da tempo, occorrono scelte e investimenti pubblici dentro una cornice di politica industriale, in grado di sostenere la crescita delle imprese dal punto di vista dell’innovazione di processi e di prodotti, cogliendo come opportunità e non limite la transizione energetica, digitale e ambientale. Le riconversioni e le trasformazioni industriali, tra l’altro, sono favorite dalle risorse del PNRR”.
“È necessaria una forte regia pubblica. Da qui – ricorda il segretario confederale – la nostra proposta di una agenzia pubblica per lo sviluppo in grado di salvaguardare la capacità industriale del Paese e accrescerla anche attraverso l`attrazione di investimenti internazionali. Lo abbiamo detto al Governo negli incontri avuti, ma se il ministro Urso trascura l’allarme sull’ex Ilva rappresentato unitariamente dalle categorie confederali c’è poco da stare allegri”.
“Il tema delle politiche industriali e di investimento condivise con il mondo del lavoro – sottolinea in conclusione Gesmundo – è uno di quelli al centro della mobilitazione nazionale che ci ha visto manifestare a maggio in tre piazze con Cisl e Uil: occorre un nuovo modello di sviluppo che presti particolare attenzione al Mezzogiorno e che punti alla piena occupazione”.
e.m.