“Sull’ex-Ilva Arcelor Mittal è sempre più urgente una convocazione da parte del ministero dello Sviluppo Economico. Dopo l’incontro via web del 9 giugno 2020 ad oggi, non solo ci è ancora sconosciuto l’accordo dello scorso marzo e il piano che sarebbe stato definito, dal governo stesso “inaccettabile”, ma la caduta produttiva e lo scenario di mercato dell’acciaio peggiorano richiedendo ancor di più un intervento tempestivo. D’altra parte assistiamo ad annunci confortanti nelle intenzioni ma che lasciano nodi irrisolti e preoccupazioni se non vengono immediatamente accompagnati da un incontro con le parti sociali. Ci riferiamo alla probabilità di graduale chiusura dell’area a caldo e riconversione del ciclo produttivo annunciata dal Ministro Patuanelli”.
“Come Fim Cisl siamo sempre stati favorevoli agli investimenti tecnologici che rispettassero l’ambiente ma questo sempre tenendo in considerazione l’impatto occupazionale degli stessi. Siamo preoccupati perché il rilancio degli impianti – e oramai anche le manutenzioni – non stanno rispettato i programmi contenuti nell’accordo del 06 Settembre 2018”.
“Auspichiamo per questo che gli investimenti annunciati, da realizzarsi attraverso Invitalia, siano utilizzati celermente per il rilancio industriale e ambientale degli stabilimenti con una visione di ampia prospettiva per la produzione di acciaio nel nostro Paese in maniera ecosostenibile. Il Governo non dimentichi i circa 1700 lavoratori in Ilva attualmente in amministrazione straordinaria che aspettano la loro ricollocazione e tutti i lavoratori dell’indotto e degli appalti. Sarebbe rischioso ad oggi parlare di “chiusure” senza un reale piano di sostegno ai lavoratori che non sia unicamente fatto da Cassa Integrazione e sui quali, purtroppo le ricadute sono ancora più pesanti”.
“Ci aspettiamo quindi in tempi celeri una convocazione per proseguire – o sarebbe meglio dire avviare – un confronto definitivo sul futuro del polo Siderurgico e di tutti gli stabilimento del gruppo Arcelor Mittal in Italia”. Lo dichiarano in una nota Roberto Benaglia, segretario generale della Fim, e Valerio D’Alò, segretario generale.
Dello stesso avviso anche Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia.
“Il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli con insostenibile disinvoltura dichiara alla stampa la previsione della chiusura dell’area a caldo e la riconversione da carbone a idrogeno del ciclo integrale con cui si produce l’acciaio a Taranto.
Non è più accettabile apprendere dalle agenzie le dichiarazioni del Ministro su vertenze che impattano su produzioni strategiche per il Paese ed il destino di migliaia di lavoratori.
Pretendiamo una convocazione urgentissima del Governo ed una sede in cui sia possibile confrontarsi nel merito degli assetti societari, delle ipotesi tecnologiche e impiantistiche, dei vincoli occupazionali.
Il sindacato non può essere chiamato a gestire le ricadute di processi di ristrutturazione industriale decisi senza il coinvolgimento preventivo e il consenso dei lavoratori.
L’idea che i processi di riconversione e di sostenibilità ambientale delle produzioni possano realizzarsi per il semplice motivo di essere annunciati, può andar bene per qualche novella elettorale, non certo per dare una prospettiva credibile al superamento della crisi dell’insieme del gruppo ex Ilva.
L’idrogeno, in particolare, non è nella disponibilità e nei tempi dichiarati dal Ministro: un conto sono gli studi di fattibilità, la progettazione, la sperimentazione, altro è la gestione di orizzonti molto più concreti e immediati”.
“Il tempo degli annunci è abbondantemente scaduto. Occorre un’assunzione di responsabilità delle parti in causa, in primis il Governo e ArcelorMittal, poi Ilva Amministrazione straordinaria. Continua ad essere appeso a un filo il risanamento ambientale e il destino occupazionale dei 10.700 dipendenti di ArcelorMittal, dei 1.700 in Amministrazione straordinaria e dei 4mila dell’indotto”. Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm.
“A quale piano fa riferimento il ministro Patuanelli? – commenta il leader Uilm – Oltre ad aver cestinato il piano industriale previsto dall’accordo del 6 settembre 2018, ha gettato via anche quello dell’intesa tra Governo e ArcelorMittal del marzo scorso?”
“Se l’accordo “segreto” tra Governo e ArcelorMittal prevedeva 5mila esuberi, il nuovo piano annunciato dal Ministro cosa prevede riguardo il livello occupazionale?” domanda Palombella.
“Si parla di incontri segreti tra la multinazionale e l’Esecutivo: a quanto ammontano, ad oggi, gli esuberi, visto che ogni volta che si vedono aumentano i licenziamenti?” aggiunge.
“È urgente la convocazione di un incontro per arrestare questo disastro che giorno dopo giorno prende corpo all’interno degli stabilimenti dell’ex Ilva – continua – Gli impianti continuano a cadere a pezzi, sono bloccati gli investimenti ambientali e tecnologici, la marcia degli impianti è sotto il livello minimo di sicurezza (7mila tonnellate al giorno). Inoltre ci sono migliaia di lavoratori in cassa integrazione con un reddito da fame e in forte difficoltà a causa dell’alto numero di famiglie monoreddito.
“Tutto questo rischia di peggiorare e far esplodere la tensione sociale, già in atto e paventato dal ministro dell’Interno Lamorgese. In caso di assenza di un incontro nel breve tempo, siamo pronti alla mobilitazione” conclude .
TN