Nel decreto di ieri, “Cura Italia”, il governo ha stanziato 25 miliardi per fronteggiare l’emergenza, rafforzando il Sistema Sanitario Nazionale con 1 miliardo e 500 milioni, assunzioni per 20mila unità. Numeri importanti per Andrea Filippi, segretario generale della Fp-Cgil Medici, che sottolinea come prioritario sia il rafforzamento dei presidi sul territorio, per arginare il contagio e assistere le persone nel proprio domicilio, ma per farlo, spiega, gli operatori sanitari devono essere tutelati al meglio.
Filippi, ieri il governo ha presentato il decreto “Cura Italia”. Come lo valuta?
Il decreto, al di la dei numeri, contiene delle iniziative importanti, come la possibilità di coinvolgere strutture sanitarie private, convenzionate e non, e la possibilità di poter requisire, a soggetti pubblici e privati per fronteggiare l’emergenza. Dunque la strada è quella giusta, anche per il fatto che il governo è pronto a fare un altro decreto ad aprile.
E sul versante delle risorse?
Guardando ai numeri, direi che sono numeri significativi. I 3 miliardi destinati al Sistema Sanitario Nazionale e alla Protezione Civile rappresentano un’iniezione di risorse che non ha precedenti. Lo stesso vale anche per il piano da 20mila assunzioni.
L’impiego di queste nuove forze come e da chi sarà gestito?
Sicuramente un tavolo permane tra ministero delle Salute e la Conferenza delle Regioni sarebbe quanto mai opportuno per gestire il nuovo personale anche in base alle situazioni di criticità e i picchi che di volta in volta vengono osservati. Ma credo che non sia molto opportuno mettere un medico, che ancora difetta di esperienza, in situazioni di forte stress.
Cosa serve fare per arginare maggiormente il contagio?
Un punto centrale è arginare la diffusione del Covid-19 con dei presidi sul territorio. È di vitale importanza poter assistere, nel miglior modo possibile, le persone che possono essere monitorate nel proprio domicilio.
Per quale motivo questo è importante?
Prima di tutto perchè se tutti vanno negli ospedali, il sistema non regge. Inoltre molte persone possono evitare di essere ricoverate presso i nosocomi, se correttamente curate nelle proprie abitazioni. E non dimentichiamoci che molti decessi avvengono proprio in casa.
In che modo?
Nel decreto 14/20 viene prevista l’istituzione di unità speciali di continuità assistenziali ogni 50mila abitanti. Queste unità sono gestite attraverso delle linee guida stabilite delle Regioni, anche per quanto riguarda il reclutamento del personale. È un’iniziativa sicuramente importante, ma stiamo ancora parlando di scatole vuote.
Perchè?
Perchè bisogna fornire i dispositivi di protezione individuale, altrimenti queste unità non possono operare. Inoltre si potrebbe reclutare tutti quei medici non impegnati direttamente nell’emergenza, poiché operano in un campo diverso, che altrimenti sarebbero mandati in congedo.
Si parla molto di riconvertire alcune produzioni se sopperire all’assenza di mascherine. Siamo nelle condizioni di farlo?
Assolutamente sì. Il nostro sistema è già nelle condizioni di poterlo fare. Dunque la domanda se siamo capaci di farlo non ha senso, perchè abbiamo migliaia di artigiani che sono pronti a produrle.
Dall’Europa che segnali stanno arrivando?
Discordanti e slegati. L’Europa è in un colpevole ritardo.
Tommaso Nutarelli