Nell’incontro del 15 luglio con il vicepremier Matteo Salvini “cerchiamo risposte alle tante questioni che abbiamo posto nella nostra piattaforma unitaria e sostenuto con scioperi generali delle categorie e grandi manifestazioni nazionali. Speriamo che finalmente si possa aprire un confronto vero sui problemi del Paese, che sono la mancanza di lavoro dovuta alla mancanza della crescita e dello sviluppo”.
Così la leader della Cisl, Annamaria Furlan, a margine della conferenza organizzativa del sindacato.
“Chiediamo al Governo di cambiare la propria linea economica – ha detto – e mettere al centro il lavoro e la crescita”., a conclusione del tavolo odierno a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio Conte.
Nel Governo manca un “progetto di medio-lungo periodo per il Paese” e la “capacità di dotarsi della strategia per gestirlo”. Lo dice la leader della Cisl sottolinea che la lettera del premier Giuseppe Conte all’Europa dello scorso 20 giugno “ne è la conferma, perché definisce obiettivi condivisibili”, ma che “sono destinati a restare pure petizioni di principio” perché nel frattempo “il Governo ha bruciato tutte le alleanze che in Europa avrebbero potuto sostenerli e realizzarli”.
Furlan afferma che “l’esito del recente rinnovo dei vertici delle istituzioni europee delineatosi conferma il nostro isolamento dovuto all’inseguimento delle suggestioni del gruppo di Visegrad”. Mario Draghi lascerà a breve la presidenza della Bce e “presto ci renderemo conto di quante occasioni abbiamo sprecato nella fase delle politiche espansive”, aggiunge.
Fortunatamente – prosegue – siamo riusciti a evitare la temuta procedura d’infrazione. Sarebbe stato un disastro”.
La ragione per la quale Bruxelles non ha raccomandato l’apertura della procedura d’infrazione per debito “non è stata un suo cambiamento di posizione – conclude – ma la sostanziale retromarcia del Governo italiano. Nella sostanza, ha effettuato la manovra correttiva che ha sempre negato ci sarebbe stata, fornendo così le risposte richieste in ordine alla compensazione dello scarto per il 2018, di quello del 2019 da 0,3 punti e fornito garanzie sul bilancio 2020”.
Il problema della procedura d’infrazione è archiviato, ma “solo per il 2019, perché già in autunno ci sarà lo scoglio della legge di bilancio, che partirà dalla necessità di reperire circa 40 miliardi solo per evitare l’aumento dell’Iva, per continuare a sovvenzionare il reddito di cittadinanza e quota 100”. Furlan ha aggiunto che bisogna “ovviare alla minore crescita che non è all’1% come da previsioni di fine 2018, ma intorno allo zero come rettificato dal Def di aprile 2019 (previsto 0,1%) e perché è evidente che le entrate previste dalle privatizzazioni non ci saranno”.
La discesa dello spread “potrà garantire un risparmio rilevante sugli interessi – prosegue – per il momento è una buona notizia. Ma ancora non si sarà iniziato a parlare né di investimenti né di riduzioni fiscali per il lavoro e per i redditi medio bassi: ciò che serve al Paese”.
Il Governo dovrà dire cosa vuole fare e “dove pensa di reperire le risorse – aggiunge il numero uno della Cisl – perché i problemi strutturali sono ancora tutti lì. Anzi, ci stiamo avvitando in un crescendo di crisi aziendali nuove o irrisolte, di infrastrutture pubbliche bloccate, di consumi calanti, di navigazione a vista su produzione, sanità, scuola e innovazione.
Il momento è vitale: o si definiscono insieme obiettivi e percorsi oppure ciascuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. Al recente incontro con il presidente Conte e a quello convocato dal ministro Salvini per la metà di luglio dovranno seguire fatti concreti. Non c’è più tempo per diversivi di sorta”.
L’Europa, ha aggiunto Furlan, “ha smarrito buona parte dello slancio riformatore”, è “sfibrata dagli effetti della lunga crisi, dall’emergere di nuovi fenomeni populisti e nazionalisti”. E al neo eletto presidente del Parlamento europeo David Sassoli augura “buon lavoro, con il quale condividiamo la necessità sia che l’Italia riprenda la strada della crescita e dell’innovazione sia che l’Europa sviluppi un sistema compiutamente democratico, federale, inclusivo e solidale e ridiscuta presto il regolamento di Dublino, perché le grandi questioni o saranno affrontate a livello europeo, o le subiremo”.
La “cattiva distribuzione” delle risorse e l’assenza di politiche generali sui grandi temi “favoriscono i flussi migratori – afferma – il Mediterraneo si è ridotto a una pozza salata teatro di naufragi di uomini, donne e bambini disperati in cerca di una vita migliore, che l’Europa non sa regolare collegialmente. Il nostro Governo si ostina ad affrontare con la politica dell’annuncio e dei respingimenti. Sull’altra sponda del Mediterraneo, la Libia è sconvolta da una guerra civile, che rischia di destabilizzare l’area e innescare una crisi umanitaria. Le risposte a questi disordini crescenti non ci sono, perché si propongono soluzioni che radicalizzano ulteriormente le ragioni che li hanno generati, ma che nel presente offrono alle popolazioni occidentali impoverite un facile bersaglio per le proprie frustrazioni”.
Il ritorno sulla scena politica del primato delle nazioni, delle etnie e dei confini rappresenta una “grande regressione – aggiunge – innestando la retromarcia della storia non si fa molta strada. I nazionalismi alimentano ulteriori tensioni e frustrazioni senza apparirne, com’è nella realtà, la vera causa.
Il `prima noi’ deriva da questa visione distorta della realtà.
C’è sempre qualcuno che facendo leva sul disagio lascia credere che ci si possa rinchiudere dietro a un muro che non si può scavalcare o un filo spinato che non si può oltrepassare, un fossato che non si può attraversare o un corso d’acqua che non si può guadare. Non è così – conclude Furlan – e lo conferma la storia. Non dobbiamo erigere muri o scavare trincee, ma edificare ponti”.
TN