Emma Marcegaglia chiude la sua ultima assemblea come presidente di Confindustria con un doppio strappo: con la Fiat, per tradizione prima azionista dell’associazione degli industriali, e con il governo di Silvio Berlusconi, altrettanto tradizionalmente l’esecutivo ‘amico’ del mondo delle imprese. Ma i tempi passano e le cose cambiano. Alla Fiat, pur senza mai nominarla, nella sua relazione Marcegaglia dice chiaramente che è finita l’epoca in cui una sola impresa decide la linea per tutti: e il riferimento è alla lunga polemica sugli assetti contrattuali, iniziata ormai quasi un anno fa, nel luglio del 2010, quando Sergio Marchionne rese nota la sua intenzione di uscire da Confindustria per farsi un contratto dell’auto “su misura”. Un imprevisto che l’attuale gruppo dirigente confindustriale, probabilmente, aveva sottovalutato o, comunque, gestito malamente. Con il risultato che giusto alla vigilia dell’assemblea generale di giovedì 25 maggio era circolata la voce che la Fiat si stesse preparando ad uscire completamente dall’associazione, e non solo per quanto riguarda l’auto. A margine dell’assemblea, all’auditorium di Roma, gli uomini del Lingotto non smentiscono questa volontà; al massimo minimizzano, per pura cortesia istituzionale, spiegando che la fuoriuscita sarà graduale nel tempo. Ma sarà, inevitabilmente. “La Confindustria ormai rappresenta solo i piccoli, noi possiamo fare meglio da soli”, è la spiegazione che si coglie nei corridoi dell’Auditorium romano. Forse è lo stesso concetto che John Elkan ha espresso alla presidente di Confindustria, in un lungo conciliabolo che si svolto tra i due sulla tribuna dell’assemblea, sotto gli occhi di tutti, durante l’intervento del ministro Paolo Romani. Visione fortemente simbolica, peraltro: la Fiat e la Confindustria che litigano tra loro, mentre il governo pensa, e parla, d’altro.
La distanza tra impresa e politica è stata a sua volta al centro della relazione di Marcegaglia, che ha usato parole molto dure nei confronti dell’esecutivo. L’accusa è di aver perso dieci anni in chiacchiere e personalismi, ma la sinistra non è da meno: anche sul quel fronte, avverte la leader degli imprenditori, non si può dire che esista un progetto riformista concreto. Anzi, un progetto tout court. Ma il giudizio nei confronti di chi e’ al potere è, ovviamente, più severo ancora. In un inciso che vale più di molte pagine, Marcegaglia osserva che “le difficoltà della maggioranza sono evidenti nel giudizio popolare”. Un de profundis per la Pdl, anticipando i ballottaggi di Milano e Napoli. Un segnale del vento che cambia lo si è avuto anche dalla lista dei presenti all’assemblea: assenti Berlusconi e Tremonti, impegnati nel G8 di Deauville, in platea spiccava invece una toga rossa per eccellenza, il pm palermitano Antonio Ingroia, lo stesso che si occupa di Ciancimino, e soprattutto lo stesso che in aprile ha animato, dal palco di piazza del Popolo, la grande manifestazione del centro sinistra contro il Governo.
Ma se la maggioranza è defunta, e l’opposizione non ha un progetto, a chi spetterà guidare il paese fuori dal pantano della crisi? Alle imprese, ovvio. Marcegaglia lo dice esplicitamente, partendo da una citazione di Max Weber (“vengono talora momenti tanto gravi nella vita di una nazione in cui la testimonianza pubblica di chi vive di integrità privata non è più un diritto civile ma un vero e proprio dovere morale”) e arrivando al dunque: “in un momento così, noi saremo pronti a batterci per l’Italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia e il nostro coraggio”. Insomma, il Partito dei Padroni è pronto a scendere in campo: fuori gioco Mario Draghi, chiamato alla Bce ( e all’attuale Governatore della Banca d’Italia è andato il secondo applauso entusiasta, dopo quello tributato a Giorgio Napolitano, da una platea altrimenti freddissima anche nei confronti della stessa presidente), dopo la possibile sconfitta di Silvio Berlusconi alle amministrative di Milano e Napoli si cercano soggetti a cui affidare un possibile governo tecnico che prenda le redini del paese. In questa ipotesi, si è spesso parlato della discesa in campo di Luca di Montezemolo; ma, da ieri, c’è chi sospetta che Montezemolo dovrà vedersela con una analoga aspirazione di Emma Marcegaglia. Infine, c’è chi ipotizza addirittura un ticket: il governo della ‘’doppia M”, Montezemolo-Marcegaglia, probabilmente è solo un gossip dovuto ai primi caldi estivi, ma ormai in questo paese ne abbiamo viste di tutte, sempre più spesso la realtà supera la fantasia, e dunque, chissà.
Nunzia Penelope