“Non si tratta di una doccia fredda perché il dato era ampiamente previsto, non solo da tutti gli istituti nazionali e internazionali, ma anche da tutte le parti sociali. Da mesi la flessione della produzione industriale, del fatturato e degli ordinativi, dovuta alla sfavorevole congiuntura internazionale, prefigurava il rischio di recessione, che non a caso è arrivata prima in Italia, vista anche la debolezza della ripresa e in particolare, della domanda interna”. Così la Cgil, in una nota, commenta i dati Istat (-0,2% di variazione del Pil nell’ultimo trimestre 2018), che confermano il brusco rallentamento della crescita italiana e l’entrata in recessione tecnica.
Per il sindacato guidato da Maurizio Landini “non si può aspettare oltre e occorre rilanciare subito la crescita, lo sviluppo e l’occupazione, attraverso investimenti pubblici e la creazione di lavoro, misure del tutto insufficienti nella Legge di Bilancio appena approvata”.
Inoltre, secondo la Cgil, “la distanza fra la crescita effettiva del Pil e le irrealistiche aspettative del Governo genererà un impatto negativo anche sui conti pubblici, diminuendo ulteriormente le risorse per le politiche sociali, industriali e infrastrutturali”.
Per il sindacato di Corso d’Italia, “anche dai dati Istat degli occupati di dicembre emerge un’ulteriore conferma dello stato di recessione. Sebbene, infatti, il dato annuo evidenzi che l’occupazione sia cresciuta dello 0,9%, ciò è dovuto esclusivamente ai rapporti a termine, mentre il dato dei permanenti registra addirittura un decremento di quasi 90.000 unità. Una precarietà che continua quindi ad aumentare e ad alimentare il lavoro che non può che definirsi povero”
Inoltre, prosegue la Cgil “su base annua ritorna a salire la disoccupazione giovanile, oggi al 31,9%, e il dato del quarto trimestre conferma l’aumento complessivo dei disoccupati del 2,4%. Tutto questo a distanza di cinque mesi dell’entrata in vigore del decreto “dignità” che, lanciato come risolutore della battaglia contro il precariato, manifesta palesemente la sua inefficacia”.
“Per questo – conclude la nota – sabato 9 febbraio Cgil, Cisl e Uil scenderanno in piazza, allo scopo di ridare lavoro, sviluppo e futuro al Paese, con l’idea di poter ancora cambiare davvero”.