Nel secondo trimestre dell’anno “tutti gli indicatori sul mercato del lavoro” hanno segnato un “miglioramento”. Lo certifica l’Istat in un nuovo comunicato trimestrale che a partire da oggi punta ad offrire una “lettura più completa” delle caratteristiche dell’occupazione e delle dinamiche in atto.
Nel secondo trimestre del 2015 si è andato consolidando il moderato recupero dell’attività economica, con una crescita congiunturale del Pil dello 0,3%. La crescita è stata accompagnata da un miglioramento degli andamenti del mercato del lavoro sia in termini congiunturali che su base annua: sono infatti aumentati sia l’input di lavoro impiegato sia l’occupazione e, in misura modesta, nella prima parte dell’anno è tornata a crescere anche la produttività. Il recupero dell’occupazione è proseguito anche a luglio, con una crescita annua dell’1,1% (+235 mila unità) e dello 0,3% nel periodo maggio – luglio, al netto della stagionalità.
Dal punto di vista settoriale, nel secondo trimestre sono stati significativi sia il recupero congiunturale dell’occupazione nei comparti dei servizi più legati alla dinamica della domanda interna, sia i segnali positivi anche nelle costruzioni.
Nell’insieme dell’economia l’aumento dell’occupazione ha riguardato prevalentemente i lavoratori dipendenti, a tempo sia indeterminato sia determinato, e interessa con particolare intensità anche il Mezzogiorno, particolarmente colpito dalla crisi in questi anni.
Sul fronte degli inattivi, il calo prosegue con maggiore intensità nel secondo trimestre dell’anno: il calo tendenziale è di 271mila unità. “L’inattività si riduce soprattutto perché diminuiscono coloro che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare (371mila in meno di cui quasi due terzi tra i 55 e i 64 anni)”. Un calo molto meno intenso interessa quantio cercano unimpiego ma non sono immediatamente disponibili a lavorare (33mila in meno).
L’Istat rileva che tra gli inattivi diminuiscono anche gli scoraggiati (-114mila in un anno), soprattutto nel Mezzogiorno e tra i giovani di 15-34 anni. Prosegue inoltre la forte riduzione delle persone ritirate dal lavoro o non interessate a lavorare (-238mila), che in quasi nove casi su dieci coinvolge i 55-64enni ed è generata anche dall’innalzamento dell’età pensionabile.
Dal lato delle imprese, prosegue l’Istat, il maggiore utilizzo del lavoro è la sintesi di una crescita sia delle posizioni lavorative sia dell’intensità di utilizzo del lavoro: le ore lavorate pro capite hanno registrato un netto incremento mentre si è decisamente ridotto il ricorso alla cassa integrazione.
Segnali sulle prospettive della domanda provengono dall’intenso ricorso alle posizioni lavorative in somministrazione e da quella, lieve, dei posti vacanti su base annua. Sul versante delle retribuzioni, l’aumento tendenziale delle retribuzioni di fatto è risultato ampiamente superiore all’inflazione: prosegue dunque il recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni al lordo delle imposte, conclude l’Istituto.