La crescita congiunturale degli occupati nel secondo trimestre “ha interessato entrambi i generi” e tra le diverse tipologie “soltanto” i lavoratori dipendenti (+0,8%, pari a 137mila lavoratori in più equamente ripartiti tra l’occupazione a carattere permanente e temporaneo”). E’ quanto tiene a sottolineare l’Istat in un nuovo comunicato trimestrale che a partire da oggi punta ad offrire una “lettura più completa” delle caratteristiche dell’occupazione e delle dinamiche in atto.
Gli indipendenti sono invece calati (35mila unità in meno, -0,6%).
Il rapporto dedica al lavoro dipendente anche un focus e illustra gli “andamenti altalenanti, in funzione delle fasi del ciclo economico” che ha avuto “negli ultimi anni”. Un andamento, si precisa, che recentemente “risultano incoraggianti”. Solitamente, si spiega nel comunicato dell’Istat, “il consolidamento della ripresa economica avviene attraverso la crescita della componente di occupazione permanente che segue e rafforza l’aumento della componente a tempo determinato, più volatile e reattiva rispetto ai cambiamenti del ciclo produttivo”. Pertanto, “i contributi positivi registrati dall’occupazione a tempo indeterminato nella prima metà del 2015, anche facilitati dagli incentivi e dal cambiamento normativo sul mercato del lavoro, potrebbero costituire dei segnali positivi per la ripresa economica”.
“Nel periodo pre-crisi, la crescita dell’occupazione ha interessato soprattutto i dipendenti a termine, che sono stati anche i più colpiti all’inizio della recessione. Nella fase di recupero ciclico tra il 2010 e il 2012, invece, è cresciuta unicamente l’occupazione temporanea, mentre quella permanente ha continuato a diminuire. La nuova caduta dell’attività tra la fine del 2012 e l’inizio del 2014 ha determinato una contrazione dell’occupazione per entrambe la categorie di dipendenti, e nel corso del 2014 il recupero ha riguardato quasi esclusivamente gli occupati a termine”.
L’occupazione “a tempo indeterminato ha cominciato a mostrare robusti segnali di ripresa nella prima metà del 2015: nel secondo trimestre dell’anno, di sostanziale recupero, i dipendenti permanenti sono cresciuti più di quelli a termine in valore assoluto (+106 mila contro +77mila) anche se in termini relativi è il lavoro temporaneo ad aumentare maggiormente”, ricorda l’Istat. Alla crescita tendenziale del lavoro a tempo indeterminato del secondo trimestre 2015 hanno contribuito esclusivamente gli ultra 50enni e in misura maggiore le donne, le regioni centro meridionali, i laureati, il terziario e le professioni esecutive nel commercio e nei servizi.
Il calo del lavoro permanente è stato generalizzato per i giovani con meno di 35 anni, mentre nella classe centrale dei 35-49 anni si è registrata una crescita non trascurabile della componente femminile (+51 mila), esclusivamente tra le laureate e per lo più in professioni qualificate. Tra gli ultra 50enni, invece, l’aumento del lavoro a tempo indeterminato ha riguardato sia gli uomini sia le donne, e in tre casi su quattro gli occupati italiani. Tuttavia, in questo caso si tratta per circa la metà individui con basso titolo di studio, e per circa l’80% di occupati in professioni a qualifica medio bassa, soprattutto nei servizi privati, conclude l’Istat.