Lo stop delle librerie e degli eventi letterari interessa 2 mila imprese. Lo ha reso noto l’Istat nel focus “Editori e libri nello scenario del Covid-19”.
Nel comparto “Edizioni di libri” operano in Italia circa 2 mila imprese, che occupano complessivamente poco meno di 10 mila addetti e realizzano un fatturato di oltre 2,5 miliardi di euro all’anno. Nel 2018, sono 1.564 gli editori attivi che hanno prodotto 75.758 titoli cartacei.
Nello scenario del Covid-19 il settore editoriale italiano presenta due forti elementi di polarizzazione: dimensionale e geografica. I grandi editori coprono quasi l’80% della produzione in termini di titoli e il 90% della tiratura: se i piccoli editori nel 2018 pubblicano in media quattro titoli all’anno, stampando ciascuno poco più di 5.500 copie, le grandi case editrici producono mediamente 254 opere librarie, con una tiratura di oltre 600 mila copie.
Oltre la metà degli editori attivi è localizzata nel Nord (31,4% nel Nord-ovest e 20,8% nel Nord-est), il 29,8% al Centro e il 18% nel Mezzogiorno (12,9% al Sud e 5,1% nelle Isole). In Lombardia e nel Lazio opera il maggior numero di editori attivi (20,3% e 17,3%): le due regioni insieme ospitano il 48,1% dei grandi operatori, il 38,6% dei medi e un terzo dei piccoli. In particolare, a Milano e Roma si concentra circa un quarto degli editori attivi e il 39,7% dei grandi marchi.
Anche sul fronte della commercializzazione, sulla base degli ultimi dati disponibili, dei 3.977 esercizi specializzati nel commercio al dettaglio di libri rilevati nel 2017 , quasi la metà sono nel Nord-Italia (25,4% nel Nord-ovest e 19,1% nel Nord-est), il 23,4% nel Centro, il 22,1% nelle regioni del Sud e il 10% nelle Isole.
Proprio le librerie indipendenti rappresentavano – prima del Coronavirus – il canale maggiormente utilizzato dagli editori per la commercializzazione dei titoli pubblicati (con lievi differenze tra grandi, medi e piccoli editori), seguite da e-store italiani e librerie di catena.
Accanto alla chiusura delle librerie, stabilita per tutto il territorio nazionale dal 12 marzo al 13 aprile, seguita dalla riapertura parziale a seconda delle indicazioni regionali, il divieto ancora in corso di organizzare manifestazioni pubbliche e quindi fiere, eventi e presentazioni letterarie, contestualmente alla chiusura di biblioteche, scuole e università, ha privato il settore di una importante opportunità di promozione dei prodotti editoriali.
Gli eventi culturali costituiscono per gran parte degli editori un canale di commercializzazione non trascurabile. Oltre la metà degli editori attivi ha infatti partecipato a saloni o festival letterari in Italia e/o all’estero nel 2018 (52,0% in media); il 41,1% (46,0% fra i grandi) ha organizzato convegni, conferenze, seminari o festival letterari e il 27,8% (35,0% fra i medi editori) o iniziative di educazione alla lettura nelle scuole, nelle biblioteche o nelle librerie. Un quinto dei grandi editori ha partecipato a saloni e festival non letterari (25,4% in totale).
Complessivamente – tra i canali di commercializzazione rimasti aperti durante l’emergenza Covid-19 – gli e-store italiani risultano tra i più utilizzati mentre la grande distribuzione organizzata e i punti vendita generici (edicole, cartolerie, autogrill, uffici postali, ecc.) sono in proporzione meno frequentati.
E.G.