La contrattazione e i diritti delle coppie di fatto, eterosessuali e omosessuali, sono stati al centro di un incontro promosso dalla Cgil e dall’Associazione Famiglie Arcobaleno. Il sindacato di Corso Italia ha deciso di ascoltare le proposte per parificare i diritti delle coppie non riconosciute dalla legge a quelli delle famiglie tradizionali, per poter elaborare proprie proposte in merito.
L’obiettivo è di importare in Italia, attraverso le relazioni industriali, alcune buone pratiche presenti in quasi tutti i paesi europei per superare le attuali discriminazioni dovute all’assenza di una legislazione che riconosca le coppie di fatto.
La drammatica situazione nel mondo del lavoro di molte coppie omosessuali con figli è stata al centro dell’intervento di Laura Mentasti, dell’Associazione Arcobaleno che ha messo in luce come l’Italia abbia riconosciuto solo in minima parte la direttiva europea contro le discriminazioni del 2008. “Nel nostro paese – ha detto – non solo non esiste alcuna legge per le coppie di fatto, ma nemmeno una legge che tuteli i figli di queste coppie”. “Una situazione – ha aggiunto – che ha ricadute pesanti: per esempio, l’impossibilità di chiedere congedi matrimoniali (in caso di matrimoni con partner di paesi in cui questo diritti è riconosciuto) permessi famigliari, parentali o di spostamenti legati a esigenze legate alla convivenza, se non si rientra nelle casistiche tradizionali previste dalla legge. In questo modo, si costringono migliaia di famiglie a combattere duramente per ottenere diritti riconosciuti da tutte le istituzioni europee”. È per questo, ha proseguito, “che è fondamentale intraprendere con il sindacato una battaglia culturale nei luoghi di lavoro, inserendo nella contrattazione nazionale e decentrata i diritti oggi negati”.
Laura Mentasti ha anche chiesto alla Cgil di partire dal fatto che nei contratti nazionali non si parli di diritti legati alla famiglia tradizionale, ma semplicemente di diritti delle famiglie, senza specificare di che famiglie si tratti, per chiedere alle associazioni datoriali e alle imprese di parificare i diritti tra le diverse forme di convivenze. Inoltre, ha proposto che il sindacato si faccia promotore di questo obiettivo nelle varie commissioni “pari opportunità” e chieda alle aziende come Telecom e Ikea, che hanno firmato codici etici contro le discriminazioni, di metterli in pratica.
Durante il convegno è stato poi proiettato un video che racconta le storie positive di alcuni lavoratori che hanno avuto riconosciuti dalle aziende in cui lavorano i loro diritti, nonostante le loro famiglie non siano riconosciute dalla legge.
Susanna Lollini, che si occupa per l’associazione Arcobaleno delle questioni legali, ha messo in luce come, in una recente sentenza del tribunale di Milano, sia stata concesso a una coppia omosessuale il diritto al riconoscimento alla medesima copertura sanitaria che il contratto di lavoro riconosce per le coppie sposate. Il tribunale, ha aggiunto, “ha detto in modo molto chiaro che quando si parla di convivenza “more uxorio” non si specifica nel modo più assoluto il sesso della coppia”. “Un’altra problematica – ha proseguito – è quella del congedo parentale, che in Italia non è riconosciuto per i genitori non biologici o adottivi, tranne nel caso che non esista una madre. Questo escamotage è utilizzato da molti padri gay che vanno all’estero per fare figli nei centri specializzati di molti paesi. In mancanza di una madre, l’Inps è costretta a riconoscere anche ai padri il congedo parentale, ma lo concede di soli tre mesi e non di cinque come avviene per le madri”.
La conferenza è stata conclusa dal segretario confederale della Cgil, con delega al welfare, Vera Lamonica, che ha detto che “negli ultimi anni si è creata una frattura sempre più netta tra la società reale e le istituzioni, questo anche per il restringimento dei diritti in nome di una visione di famiglia ideologica”. La sindacalista ha anche aggiunto che “la contrattazione nella storia di questo paese ha spesso dato voce ai cambiamenti della società prima delle leggi”. Lamonica non ha mancato di far notare come già “oggi, anche se ne parla poco, il mondo del lavoro abbia creato alcune buone pratiche che vanno nella direzione giusta. Anche se, aggiunge, la strada è ancora lunga e contratti dovranno adattarsi sempre di più alle esigenze del mondo del lavoro”.
Ma il sindacato su questi temi appare avere sensibilità diverse. La Cisl in particolare sembra più concentrata ai diritti della famiglia tradizionale. Il segretario Confederale della Cisl, Pietro Cerrito, interpellato dal diario del lavoro, pur dicendosi contrario a tutte le discriminazioni dei diritti individuali, pensa che “in momento di crisi sia necessario concentrarsi innanzi tutto sulla tutela dei diritti delle famiglie tradizionali”. Diversa la posizione della Uil. Il segretario confederale Carlo Fiordaliso si è invece detto favorevole alla possibilità di utilizzare la contrattazione come strumento per garantire l’uguaglianza di diritti tra le coppie di fatto e quelle sposate. Più moderata la posizione dell’Ugl, che attraverso il suo segretario generale, Giovanni Centrella, fa sapere di essere disponibile a discutere il tema.
Luca Fortis