La stagione appena conclusa ha fatto registrare numeri importanti per il turismo. Ora è tempo che la politica lo consideri come un settore con un’autentica vocazione industriale. Lo ha detto al Diario del lavoro Marina Lalli, presidente di Federturismo. Sul versante risorse, Lalli osserva che la manovra fornisce una prima risposta, ma non esaustiva, mentre sono ben poche quelle del Pnrr. Servono, afferma Lalli, interventi strutturali che puntino sulla detassazione e la formazione. Per la presidente di Federturismo, inoltre, con la fine del reddito di cittadinanza è venuta meno quella che definisce una concorrenza sleale alle imprese. In un paese come il nostro, con una elevata copertura della contrattazione, il salario minimo non serve ed è una mera faccenda politica, continua Lalli, che ritiene il ponte sullo Stretto come un’opera potenzialmente utile.
Presidente Lalli come giudica la stagione turistica 2023?
In linea di massima il 2023 è andato molto bene. Il turismo si è rimesso in marcia, con numeri molto importanti tra luglio e agosto. In questo mese, quando si spostano soprattutto gli italiani, non ci sono stati grandi picchi. Questo è da imputare alla morsa dell’inflazione che ha ridotto i tempi delle vacanze. Una situazione che però non deve essere letta come una sconfitta, anzi. C’è stata un allungamento della stagione, e anche mete meno gettonate sono entrate nei flussi turistici.
Il nuovo conflitto in Medio Oriente può gettare ombre sul futuro?
Sicuramente questi venti di guerra possono bloccare i paesi direttamente coinvolti. Ma se vogliamo fare un discorso un po’ più cinico, la guerra non ha mai interrotto la voglia di viaggiare. Anche dopo l’11 settembre, che ha interessato direttamente gli spostamenti aerei, le persone hanno continuato a muoversi.
È soddisfatta delle misure per il turismo presenti nella manovra?
Nella manovra c’è una mano tesa verso il turismo, che è stato uno dei motori della nostra economia, attraverso la detassazione degli straordinari e del lavoro notturno. Ma solo questo non può bastare, perché servono interventi più ampi e di largo respiro.
Che tipo di interventi? Anche per attrarre manodopera, che come voi più volte avete detto è sempre più difficile da trovare?
Per richiamare la manodopera bisogna riqualificare l’immagine di un settore nel quale, secondo la narrazione vigente, si lavorano molte ore e si viene pagati poco. È vero che ci sono turni di notte e che si lavora anche nei fine settimana, ma non è vero, invece, che tutte le aziende pagano poco. Questo lo fanno quelle sleali che non rispettano le leggi. Dove si applica il contratto nazionale ciò non accade. Bisogna poi rivedere il sistema formativo, per attrarre talenti qualificati. E serve mettere mano, seriamente, al costo del lavoro. Questo per limitare la trappola della stagionalità. Quando un datore di lavoro ha la struttura a capienza massima, o al 70%, può mantenere i propri addetti molto più facilmente. Questo non avviene quando le presenze sono al 30%. Con una riduzione del costo del lavoro si mettono le imprese nella condizione di non chiudere, anche in bassa stagione, e di mantenere gli addetti, che non devono prendere la Naspi o altri sussidi.
Venendo al tema sussidi, con la fine del reddito di cittadinanza il settore è stato agevolato nel reperire nuovi addetti?
Sicuramente ha spinto più persone verso il mondo del lavoro e verso il nostro settore. Sono convinta che le intenzioni che hanno portato alla nascita del reddito di cittadinanza fossero positive. Ma se metti le persone davanti alla scelta se continuare a prendere un sussidio o uno stipendio per pochi mesi, non è difficile indovinare quale sia la decisione. Lo Stato ha creato una vera e propria concorrenza sleale, alimentando anche il lavoro in nero, perché molti percettori hanno chiesto di essere assunti a nero per non perdere il reddito.
Secondo lei c’è una politica industriale per il settore? E come giudica l’interlocuzione con questo governo?
Da quando c’è un ministero ad hoc c’è una maggiore attenzione al turismo. L’interlocuzione che stiamo avendo con questo governo è buona. Ma, ancora, quando si devono distribuire le risorse, che siano della legge di bilancio o del Pnrr, in pochi si ricordano del turismo, che sconta ancora lo stigma di essere visto non come un vero e proprio settore a vocazione industriale, ma una sorta di attività che si intraprende come ripiego. Parliamo, invece, di un comparto che muove denaro e persone, e che è trasversale ad altre realtà, come i trasporti, la cultura e l’enogastronomia.
Pnrr. A che punto siamo?
Sul Pnrr alcuni progetti stanno precedendo, mentre altri devono ancora essere messi a terra. Il punto è che i finanziamenti presenti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per il turismo sono molto pochi, e costituiscono un punto di partenza, non di certo la cura per ogni male.
Come vede la discussione sul salario minimo, e cosa ne pensa del documento licenziato dal Cnel?
Il salario minimo lo leggo più come un tema politico, che strettamente sindacale o di relazioni industriali. Abbiamo una contrattazione ampia e diffusa e spetta a lei, e agli attori che ne fanno parte, affrontare il tema del salario e del lavoro povero. Quindi le conclusioni del Cnel mi sembrano perfettamente coerenti.
Molte città hanno deciso di alzare la tassa di soggiorno. Una decisione giusta?
La tassa di soggiorno è una tassa di scopo, che i comuni chiedono al turista per finanziare servizi da mettere al servizio del turista stesso. Quindi se serve aumentarla per queste finalità può andare bene, anche se non è mai bello chiedere ulteriori soldi alla gente. Se, invece, questi denari vengono dirottati in altre opere o per sanare i bilanci comunali, questo non ci sta bene.
È stata annunciata una stretta sugli affitti brevi e Airbnb. È una mossa corretta?
È bene che questo governo si sia posto il problema. Ma le bozze viste sin ora sono solo una prima soluzione, anche perché non è facile mettere in piedi provvedimenti che vanno a toccare la proprietà privata, della quale uno può disporne come meglio crede. Detto questo, un conto sono coloro che magari affittano la casa del nonno, per arrotondare le proprie entrate, e con il loro B&B offrono un’esperienza nuova al cliente. Un altro conto sono coloro che si comprano quindici appartamenti in centro a Roma e li affittano. Questa diventa una vera e propria attività economica e industriale, che però elude tutte le regole, fiscali e di permessi, che un hotel deve rispettare. Inoltre le strutture ricettive classiche hanno una capacità di assorbimento del personale che chi affitta non ha.
Il ponte sullo Stretto potrebbe incrementare i flussi economici e turistici?
Ogni barriera, mare compreso, è un ostacolo. Consideriamo poi che la maggior parte degli italiani si muove ancora in macchina. Quindi il ponte sullo Stretto è potenzialmente un’opera utile. Restano poi da valutare coperture e tempi di realizzazione.
Tommaso Nutarelli