• Today is: lunedì, Dicembre 4, 2023

Lavoro e formazione, l’indagine Fòrema: ecco come cambieranno le aziende nel prossimo triennio

redazione
Giugno13/ 2023

“Strategie competitive e sviluppo delle competenze” è il titolo della quarta indagine annuale sui fabbisogni aziendali 2023 proposta da Fòrema, ente di formazione del sistema confindustriale, che ha coinvolto 174 imprese localizzate nelle province di Padova e Vicenza, di cui circa la metà (53%) con meno di 50 dipendenti, quasi il 40% di medie dimensioni e l’8% con più di 250 collaboratori. L’indagine si è concentrata innanzitutto sulle strategie attivate dalle imprese in ottica di investimenti; la seconda parte sull’aggiornamento dei trend attuali per quanto riguarda gli interventi formativi aziendali; infine, è stato analizzato il ruolo dell’Hr Manager, per capire quali metodologie è necessario attivare oggi per potenziare il ruolo del capitale cognitivo e organizzativo.

Di particolare rilevanza è il capitolo dedicato alla formazione: più della metà degli intervistati, il 53%, ritiene che investire nella formazione del proprio personale abbia una priorità medio alta o alta (20% dei casi), in particolare per quanto riguarda il personale con ruoli di responsabilità (priorità massima per un’impresa su quattro), seguiti dal personale operativo (21%). Il risultato conferma solo in parte il trend rilevato nel 2022 (focus su impiegati, direzione, neo-assunti: in quest’ultimo caso, la diminuzione di interesse nella formazione è connessa al fatto che si fatica a trovare personale). “Da quest’anno si registra anche la direzione generale e la proprietà dell’impresa come un target rilevante per l’implementazione delle strategie formative”, commenta il direttore generale di Fòrema, Matteo Sinigaglia. “Nel 19% dei casi sono proprio queste figure imprenditoriali a evidenziare la priorità d’azione più alta”.

Passando all’analisi delle aree e delle funzioni aziendali che saranno maggiormente interessate da consulenze formative, la priorità degli interventi a supporto delle competenze interne interesseranno gli uffici progettazione e sviluppo (priorità massima nel 22% dei casi, ma con un trend in calo rispetto al 2022), i processi produttivi (21% e in crescita rispetto allo scorso anno), l’area marketing e vendite (20%, in crescita), la gestione dei sistemi informativi (19%, ma in diminuzione sul 2022).

“La variabile della strategia imprenditoriale perseguita influenza in parte le aree aziendali su cui intervenire – spiega ancora Sinigaglia -. L’importanza massima di investire nella progettazione e sviluppo dei prodotti e dei servizi offerti al mercato, accomuna i tre cluster composti dalle aziende che danno priorità all’ambiente (25%), alla crescita (23%) e all’internazionalizzazione (26%), mentre chi si focalizza sull’innovazione di prodotto mette al primo posto l’ambito produzione con il marketing e le vendite (entrambi 25%, catturando la metà delle priorità)”.

Le aziende partecipanti all’indagine segnalano come particolarmente rilevanti l’innovazione del prodotto e dei processi (priorità massima per il 22% del panel), la digitalizzazione (21%), il controllo di gestione (18%) e lo sviluppo dei collaboratori (16%), in discontinuità rispetto al 2022. Escono dall’analisi i temi delle soft skills e dei modelli organizzativi smart, l’impatto ambientale della produzione, la sostenibilità sociale. L’analisi pluriennale sulle priorità rileva che la digitalizzazione dei processi e delle attività è in crescita.

Quanto alle aspettative di medio periodo sul 2026, legate alla trasformazione dell’organizzazione, a livello aggregato prevale la consapevolezza che nel prossimo triennio le attività aziendali, e di conseguenza l’organizzazione, cambieranno rispetto alla situazione attuale, con solo il 35% dei rispondenti che non prevede cambiamenti sostanziali (era il 29% nel 2022). Anche se il 77% dei rispondenti non riesce a sbilanciarsi (contro l’84% dello scorso anno), nel complesso il 58% converge verso uno scenario caratterizzato dall’aumento delle funzioni e delle attività aziendali, il 24% si aspetta un cambiamento radicale dell’azienda (era il 17% nel 2022) e il 30% ritiene che la struttura organizzativa sarà focalizzata su poche attività a valore.

e.m.

redazione