Le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate nello scorso mese di febbraio sono state circa 41 milioni, il 2,2% in meno rispetto al precedente mese di gennaio (42 milioni) e il 35,7% in meno rispetto a febbraio 2022, nel corso del quale erano state autorizzate quasi 64 milioni di ore. Lo ha reso noto l’Inps.
Per quanto riguarda le singole tipologie d’intervento, le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate a febbraio 2023 sono state 17,2 milioni. Nel mese di gennaio 2023 erano state autorizzate 16,7 milioni di ore: di conseguenza, la variazione congiunturale è del 2,8%. A febbraio 2022 le ore autorizzate erano state 18,4 milioni.
Il numero di ore di cassa integrazione straordinaria autorizzate a febbraio 2023 è di 22,4 milioni, di cui 9,6 milioni per solidarietà, con un decremento del -8,1% rispetto a quanto autorizzato nello stesso mese dell’anno precedente (24,4 milioni di ore). Nel mese di febbraio, rispetto al mese precedente, si registra una variazione congiunturale pari a -4,8%.
Gli interventi in deroga autorizzati nel mese di febbraio sono stati pari a 0,09 milioni di ore. La variazione congiunturale registra, rispetto al mese precedente, un incremento pari al 310,6%. A febbraio 2022 le ore autorizzate in deroga erano state 3,7 milioni, con una variazione tendenziale del -97,5%.
Il numero di ore autorizzate a febbraio nei fondi di solidarietà è pari a 1,5 milioni e registra un decremento del 17,9% rispetto al mese precedente. Nel mese di febbraio 2022 le ore autorizzate sono state 17,5 milioni, con una variazione tendenziale del -91,6%.
Per quanto riguarda le cessazioni di rapporti di lavoro, nel 2022, sono state 7.617.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+16%) per tutte le tipologie contrattuali: contratti intermittenti (+27%), contratti a tempo determinato e stagionali (+18%), contratti in apprendistato (+14%), contratti a tempo indeterminato (+12%) e contratti in somministrazione (+11%). Guardando ai dati, sono oltre 1,2 milioni le dimissioni volontarie e più di 377mila i licenziamenti di natura economica: analizzando le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato con riferimento alla causa si evidenzia un forte aumento del 2022 rispetto al 2021 dei licenziamenti di natura economica (+41%).
Occorre però ricordare che fino al 30 giugno 2021, per gran parte dell’industria, e fino al 31 ottobre 2021, per il terziario e il resto dell’industria, i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative introdotte nel 2020 a fronte dell’evento pandemico. Il più pertinente confronto con il 2019 per i licenziamenti economici rileva una contrazione: circa 127.000 licenziamenti in meno (-25%). In crescita invece risultano i licenziamenti disciplinari: circa 36.000 in più nel 2022, rispetto al corrispondente periodo del 2019.
Le dimissioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato registrano un incremento nel 2022 pari al +10% rispetto al corrispondente periodo del 2021 e del +24% rispetto al 2019. Il livello raggiunto (1.256.000 nel 2022) sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell’emergenza sanitaria.
A dicembre 2022 si registra un saldo positivo pari a 441.000 posizioni di lavoro. Per il tempo indeterminato la variazione risulta pari a +336.000 unità mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione è pari a +105.000 unità (dettagliatamente: +43.000 per i rapporti a tempo determinato, +32.000 per gli intermittenti, +18.000 per gli apprendisti, +6.000 per gli stagionali e i somministrati).
Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati extra-agricoli nel corso del 2022 sono state 8.059.000, con un aumento del +11% rispetto al 2021. La crescita ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando accentuata sia per i contratti a tempo indeterminato (+18%), sia per le diverse tipologie di contratti a termine (intermittenti +16%, apprendistato +11%, tempo determinato e stagionali +10%, somministrati +5%).
La dinamica delle assunzioni nel 2022 è stata più accentuata per le classi di dimensione aziendale oltre i 15 dipendenti: oltre il 17% per la classe da 16 a 99 dipendenti, attorno al 15% per la classe 100 e oltre. Per le piccolissime imprese (fino a 15 dipendenti) l’incremento è stato limitato al 4%.
Per quanto riguarda le tipologie orarie, l’incidenza del part time è rimasta stabile nell’insieme delle assunzioni a termine (37%) mentre è diminuita nelle assunzioni a tempo indeterminato, dove è scesa dal 35% al 32%.
Le trasformazioni da tempo determinato nel corso del 2022 sono risultate 751.000, in forte e continuo aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+43%). Contemporaneamente anche le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo – pari a 114.000 – risultano essere aumentate rispetto all`anno precedente, seppur con un modesto +4%.
e.m.