Ieri, 21 aprile, si è svolto un incontro presso il Ministero della sviluppo economico nel quale Lcv Capital Management ritira gli accordi presi con governo. La società che opera nella gestione di capitali attraverso fondi di investimento attivi esclusivamente sul mercato americano ha rinunciato agli investimenti che avrebbe dovuto fare in Italia nel campo automobilistico e che avrebbe dato lavoro a 1500 persone. Gli stabilimenti interessati sarebbero stati, secondo l’accordo stipulato circa un anno fa, l’ex Isotta Fraschini a Gioia Tauro e l’ex OM di Modugno, in provincia di Bari ma l’azienda ha ritirato gli investimenti dallo stabilmento di Gioia Tauro
“Un piano industriale – spiega il responsabile delle Politiche industriali Cgil, Salvatore Barone – per il quale era previsto un finanziamento da parte di Invitalia per oltre 63 milioni di euro tra contributi agevolati e a fondo perduto, e che avrebbe occupato a regime 888 lavoratori a Gioia Tauro e 636 a Modugno, in aggiunta ai 114 previsti per la Holding facente capo alla società Tua Autowork appositamente costituita. I lavoratori interessati al progetto originario vivono da anni una situazione drammatica, gran parte di loro sono stati già licenziati per la chiusura delle precedenti società e per 190 dipendenti della ex OM Modugno scadrà a giugno la mobilità in deroga. Una situazione – sottolinea il dirigente sindacale – che dovrebbe consigliare il Governo a mettere mano fin da subito innanzitutto alle tutele sociali che gli ultimi provvedimenti sugli ammortizzatori hanno così gravemente compromesso”.
“LCV – prosegue poi la Cgil – ha infatti comunicato, in modo del tutto inusitato, il taglio definitivo dell’investimento nello stabilimento di Gioia Tauro, giustificandolo con la necessità di contenere i costi che avrebbe comportato la doppia collocazione industriale. In alternativa nessun nuovo piano è stato presentato, ma solo generiche ipotesi di decentramento della produzione in altre aziende italiane. Il governo si è limitato a prendere atto dello stravolgimento del piano, non riconoscendo più di fatto i contenuti del Protocollo d’intesa che aveva sottoscritto il 1° luglio 2015 proprio nella sede del Mise tra l’allora ministro Guidi, le Regioni Calabria e Puglia, i sindaci e le organizzazione sindacali”. “Si è di fronte ad una situazione paradossale poiché a seguito degli impegni presi, i dipendenti dello stabilimento calabrese avevano intrapreso corsi di riqualificazione lavorativa e per i quali la Regione ha già speso oltre 2 milioni di euro”.
“Alla richiesta della Cgil di verificare l’attendibilità e la credibilità del progetto, la cui impostazione industriale risulta ora mutilata, si è risposto con la semplice indicazione di affidare a Invitalia il compito di esaminare una documentazione integrativa che LCV dovrebbe presentare per procedere al finanziamento dell’investimento nel solo stabilimento di Modugno. Una decisione che non solo ha lasciato attoniti Istituzioni e sindacati calabresi, ma che non risponde ad oggi neppure alla necessità di garantire per la realtà pugliese la credibilità e l’efficacia del residuo piano industriale, di cui non si conoscono più i reali contorni e che deve fare i conti con le criticità straordinarie del mercato dell’automobile, in particolare nel segmento C dove si registra una competizione all’ultima auto venduta tra i più grandi produttori europei e mondiali”.
Per questi motivi la Cgil chiede al Governo “un supplemento di valutazione sulle conseguenze del venir meno degli impegni di LCV. Occorre fare di tutto per evitare contrapposizioni tra aree del paese e lavoratori. Bisogna ricercare tutte le soluzioni per dare una prospettiva di lavoro per tutti bandendo ogni possibile guerra tra poveri. E’ quanto si aspettano i lavoratori di Gioia Tauro e Modugno e le comunità locali”, conclude Barone.