Con le dimissioni degli esponenti del governo di Futuro e Libertà la crisi è entrata nella fase istituzionale. Nei prossimi giorni, approvata la finanziaria, si capirà se si andrà verso le elezioni come auspicato dal Pdl e dalla Lega o se nascerà un governo a tempo per approvare alcune riforme in primis la legge elettorale. Le parti sociali finora sull’argomento sono andate in ordine sparso. Una posizione netta a favore delle elezioni l’ha presa il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha detto che è “meglio se il governo se ne va a casa e se si vota”. Camusso ha anche espresso la “preoccupazione per una stagione di colpi di coda e di veleni, senza rispetto istituzionale e regole, che è rischiosa”. Diversa la posizione della Cisl che auspica un governo tecnico che eviti le elezioni. Il segretario generale, Raffaele Bonanni, ha ribadito anche oggi che il suo sindacato “è contraria alle elezioni perché sarebbe un salto nel buio”. Ha poi aggiunto di confidare che Napolitano trovi una soluzione per scongiurare quello che sarebbe un “punto a capo per il paese”.
Una posizione intermedia, invece da Confindustria e la Uil che chiedono prima di tutto la governabilità. Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, la stabilità deve essere al centro di ogni soluzione, ma in caso non ci sia un governo in grado di rimanere in carica fino alla fine della legislatura, allora è meglio andare alle elezioni. Posizione sfumata anche quella di Confindustria, che attraverso il suo presidente, Emma Marcegaglia chiede stabilità. Per Marcegaglia “il paese va assolutamente governato, perché non si può rimanere a lungo in una situazione di incertezza e di non governabilità che penalizza tutti, a partire dalle imprese che devono investire e andare avanti”.
Posizione condivisa anche dal segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella: “la stabilità viene prima di tutto”. Il sindacalista ha aggiunto che “è importante non interrompere l’azione del governo con cui poco tempo fa sono state avviate importanti iniziative, a cominciare dalla riforma del fisco, ed evitare derive politiche sempre più disgreganti, dal momento che all’interno di uno stesso schieramento non si riesce a trovare un equilibrio”. (LF)