Il diario del lavoro ha sentito il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza, per chiedergli come si stanno muovendo le parti sociali in merito al rinnovo del contratto nazionale dell’industria alimentare. I sindacati Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil hanno firmato il 7 maggio un accordo per il rinnovo del contratto nazionale solo con tre delle tredici associazioni datoriali aderenti a Federalimentare. Il negoziato è ancora aperto per accogliere le altre associazioni, nella speranza che la spaccatura interna alla parte datoriale si risolva in breve tempo.
Mantegazza, il negoziato con Federalimentare era interrotto ma l’altro ieri avete sottoscritto direttamente con tre associazioni di settore un accordo per il rinnovo del contratto dell’industria alimentare. Che cosa è successo?
Il 23 aprile abbiamo scritto alle associazioni aderenti a Federalimentare per rivendicare la ripresa del negoziato. Evidentemente la nostra richiesta ha colto nel segno e tre associazioni, Unionfood, Assobirra e Ancit ci hanno risposto proponendoci un percorso negoziale. Con loro, abbiamo avuto la possibilità di definire un accordo che si muove in un’ottica che abbiamo sempre sostenuto, quella di valorizzare le relazioni industriali del settore e che sottolinea l’importanza di queste relazioni.
Cosa prevede l’accordo?
Abbiamo previsto una prima trance di aumenti, 21,43 euro a parametro 137, che corrisponde a un punto in percentuale delle retribuzioni. Inoltre, abbiamo previsto il pagamento di sei mensilità di arretrati, garantendo in questo modo il potere di acquisto ai lavoratori per il 2020. Una scelta importante, soprattutto se consideriamo che il contratto è scaduto il 30 novembre dell’anno scorso.
Avete fatto marcia indietro per quanto riguarda le azioni di lotta?
Le abbiamo revocate in tutte quelle aziende che con noi hanno sottoscritto e sottoscriveranno l’intesa raggiunta. Per quanto riguarda le altre, abbiamo solo sospeso le azioni di lotta, rinviandole di sette giorni, proprio per dare a tutti il tempo di fare una riflessione che ci auguriamo positiva e dare un segnale importante del nostro senso di responsabilità.
Per la ripresa delle trattative con chi vi incontrerete?
Il 14 maggio ripartono le trattative per il contratto nazionale. Di sicuro con le tre associazioni ma l’augurio è che ci siano tutte. Al centro dell’incontro ci sarà la nostra piattaforma, ripartendo dai temi che erano già in fase di avanzata definizione e dalle novità che sono emerse dalla pandemia.
Ad esempio?
La regolarizzazione piena dello smart working. Nella piattaforma, elaborata nel 2019 la proposta era già presente, ma andrà aggiornata rispetto alla rilevanza, assunta in questo periodo. Altri temi importanti saranno l’organizzazione del lavoro, che tenga conto della nuova realtà produttiva, la sicurezza, la sicurezza.
È possibile che firmino tutte le associazioni datoriali esclusa Federalimentare?
Federalimentare ha sempre svolto il ruolo di coordinatrice. Anche tutti i precedenti accordi sottoscritti con Fai, Flai e Uila sono firmati con le associazioni di settore. Anche per questo ci siamo rivolti direttamente a tutte le associazioni datoriali il 23 aprile.
È la prima volta che sia crea questo cortocircuito?
Era già capitata una situazione del genere, che abbiamo successivamente risolto.
Quindi avete intenzione di allargare questo accordo a tutte le associazioni, già a partire dal prossimo incontro?
La nostra volontà è tesa a sottoscrivere un contratto con tutte e 13 le associazioni. Non abbiamo nessun interesse a dividere il sistema Federalimentare e vogliamo mantenere l’unitarietà del contratto nazionale. Purtroppo, per farlo bisogna essere in due. In questo caso Federalimentare ha assunto atteggiamenti controproducenti.
Come si è arrivati alla spaccatura interna alla parte datoriale?
Questa è una domanda da non rivolgere a me. Per quanto mi riguarda posso dire che l’errore maggiore che imputo a Federalimentare, in questo negoziato, è di aver ricercato l’unità del sistema datoriale non attraverso un punto di equilibrio che si facesse carico delle diverse esigenze delle imprese e delle nostre richieste ma con una continua ricerca di soluzioni al ribasso. Questo atteggiamento alla fine ha creato, a mio avviso, un cortocircuito tra le associazioni datoriali. Il tutto in un contesto economico in cui il settore nel complesso, fino all’arrivo della pandemia, godeva di ottima salute.
Sebbene Federalimentare, al contrario, lamenti aspetti di crisi nel settore?
L’industria alimentare, sia nel 2019 che negli anni passati, ha avuto straordinarie performance, soprattutto nell’export. In questo contesto ci sono settori, come quello degli insaccati che, a causa della peste suina e dell’incremento dei costi di produzione, non hanno avuto risultati altrettanto brillanti.
Come finirà?
Un contratto nazionale che dura quattro anni, si deve realizzare cercando un punto di equilibrio tra i grandi successi del made in italy e queste difficoltà. Siamo sempre riusciti nell’intento di tenere insieme le diverse esigenze e sarà così anche questa volta.
Emanuele Ghiani