Cento mila firme da presentare in Parlamento affinché il ddl sul mercato del lavoro sia modificato per una riforma più equa, sostenibile e condivisibile. E’ l’obiettivo che la Uila si è prefissata in un mese, dal 15 aprile al 15 maggio, per ricordare a Camera e Senato che sono due le scelte “sbagliate da non fare mai”: abolire l’indennità di mobilità che tutela i lavoratori, soprattutto i più anziani espulsi dal mercato del lavoro, e negare il reintegro ai lavoratori licenziati per infondati motivi disciplinari o economici.
Nel corso di una conferenza stampa il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza, ha ribadito che il giudizio complessivo del suo sindacato sulla riforma del mercato del lavoro rimane negativo perché aumenta il costo del lavoro, già tra i più alti d’Europa e del mondo, e contemporaneamente riduce le tutele. Inoltre, secondo la direzione della Uila, la riforma costringe le imprese in ristrutturazione a licenziare i lavoratori più i giovani, anziché accompagnare alla pensione i più anziani. L’altro errore del governo, dice il segretario generale, è quello di prevedere modifiche all’articolo 18 “che consentiranno al datore di lavoro di stabilire unilateralmente la motivazione economica per il licenziamento individuale con il rischio, al più, di pagare un indennizzo, in modi e con effetti dubbi anche sotto il profilo costituzionale”. Il tutto, spiega il sindacalista, in un contesto economico in continuo deterioramento, con segnali particolarmente gravi e indicatori di segno sempre più negativo, dalla disoccupazione, all’incremento delle tasse che riducono le retribuzioni dei lavoratori, al carrello della spesa che è aumentato del 4,6%. Fattori che non fanno altro che aumentare la preoccupazione e ampliare l’area del disagio sociale, che tra precari e disoccupati conta oltre 5-6 milioni di persone.
Di fronte a questa situazione la Uila intende reagire con determinazione ma ha scelto di non proclamare scioperi per ora, perché, spiega Mantegazza, in questo momento rappresenterebbe la forma di protesta “più semplice da dichiarare” ma non la più efficace.
E’ invece importante, secondo il sindacato dei lavoratori agroalimentari, raccogliere le firme dei lavoratori in tutte le aziende per indicare a Camera e Senato il “volere di un popolo”, impegno che richiede “più tempo e più determinazione”. Da soli gli agroalimentari della Uil contano di raccogliere 100mila firme, ma sono consapevoli che se Cgil e Cisl aderiranno a questa iniziativa sarà possibile anche arrivare a contare milioni di firme.
La Uila ribadisce le scelte che l’esecutivo dovrebbe fare subito: assicurare a tutti i lavoratori esodati la pensione secondo i requisiti previdenziali precedenti la riforma Fornero, perché commenta Mantegazza “un paese civile si deve preoccupare di trovare una soluzione a questo problema”, e garantire l’immediata detassazione del salario di produttività per il 2012, come previsto dalla legge. Infatti, spiega il sindacalista, da gennaio ci sono milioni di lavoratori penalizzati economicamente, che percepiscono dai 100 ai 180 euro in meno al mese, ai quali si nega un diritto acquisito dal 2008, anno in cui il governo introdusse la possibilità di detassare al 10% il salario variabile e che dal 2012 è bloccata perché il presidente del Consiglio non ha ancora firmato il decreto attuativo.
Francesca Romana Nesci