“Non sono preoccupato per me stesso, per Ignazio Marino, sono preoccupato per Roma e per la democrazia di questo Paese”, anche perchè “io sono stato eletto da centinaia di migliaia di persone, Matteo Renzi non è stato eletto”. Cosi’ l’ex sindaco di Roma, in una intervista che andra’ in onda questa sera a Di Martedi’, la trasmissione condotta da Giovanni Floris su La7. Marino aggiunge: “Abbiamo un presidente del Consiglio segretario del partito principale che non è stato eletto e ha indotto 19 consiglieri della sua maggioranza a chiudersi in una stanza con un notaio, formare una maggioranza diversa da quella che sosteneva il sindaco alle elezioni. Cioè hanno firmato un documento anche consiglieri eletti con il sindaco Alemanno, quindi una maggioranza diversa da quella di centrosinistra”.
Tutto questo, ha insistito, “senza un dibattito trasparente in Aula”. Il chirurgo definisce la sua una “destituzione” in piena regola ed “uno schiaffo in faccia a centinaia di migliaia di cittadini che avevano pagato anche di tasca loro per partecipare alle primarie, a coloro che hanno votato al primo turno, a coloro che hanno votato al secondo turno”. Il tutto con la nomina di un prefetto, argomenta “che risponde direttamente e deve farlo, al presidente del Consiglio”. Tronca viene definito una “persona degnissima”, ma, precisa l’ex sindaco, così “si toglie sovranità al popolo, quando spetta a loro giudicare, non a una singola persona non eletta”.
“La legge del 93 – ha insistito Marino – ha cambiato la storia di questo Paese e solo i rappresentanti del popolo possono togliergli l`incarico ricevuto dal popolo ma possono farlo solo guardandolo negli occhi in un`aula che è l`aula del Consiglio comunale, non in uno studio di un notaio, perché allora vuol dire che non lo sai spiegare. Bisogna affrontare un dibattito pubblico, nelle stanze pubbliche”.
Marino non risparmia neppure gli uomini designati dal premier a sbrigare la questione legata alla Capitale: “Gli argomenti di Orfini non erano di livello tale da poterci perdere molto tempo. Non è una questione di dire chi è più importante, è una questione di regole, di rispetto del popolo, lo dice il più bel documento del nostro Paese, la Costituzione, che dice all`articolo 1 la sovranità appartiene al popolo. Credo che ogni cittadino romano – ha concluso – senta il diritto di dire se è d`accordo con quello che ha fatto un sindaco, non di farlo decidere in una stanza privata”.