L’Italia, si sa, vanta una serie di tristi primati attinenti al mondo del lavoro e alla vigilia della Gionata Internazionale della Donna torna ad imporsi uno dei dati più avvilenti: il gender pay gap, che nel 2022 ha raggiunto quota 10% e nel 2023 si è attestato su una media del 10,7%. Il dato ha ripercussioni non solo sui salari ma anche, ovviamente, sui pensionamenti. Secondo uno studio Inps, infatti, nel 2022 sono stati erogati 322 miliardi di euro in trattamenti pensionistici, di cui 141 sono stati destinati alle donne e 180 agli uomini. Il pension gap, insomma, ammonta a 40 miliardi. A monte di tutto c’è l’odioso bivio dinanzi al quale sono poste molte donne: scegliere tra famiglia e lavoro. A sottolinearlo è Antonella Giachetti, presidente di Aidda, Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d`Azienda.
“I dati dell`Inps – sostiene Giachetti – certificano a mio avviso che tutte le misure messe in campo fin qui, pur importanti (dal bonus nido all`assegno unico universale), non bastano. L`esperienza ci insegna che la strada per la parità è purtroppo lunga, dunque ogni passo in avanti può essere prezioso per avviare un vero salto del paradigma di pensiero alla base dell`organizzazione del sistema economico e sociale, unico vero driver per una efficace trasformazione della realtà. I numeri hanno il pregio di far emergere con forza una situazione che purtroppo non è nuova e che pone l`Italia ben al di fuori del gruppo dei Paesi più avanzati a livello di diritti sociali. Perché il punto di fondo è che nel nostro Paese, ancora nel 2024, le donne non riescono a fare carriera o meglio non possono”.
“Come Aidda – continua la presidente -, abbiamo avanzato una proposta che può aiutare molte donne a conciliare vita lavorativa e vita famiglia. A nostro parere è necessaria una defiscalizzazione degli oneri connessi alla maternità, a partire dal rendere interamente deducibili dal reddito i costi sostenuti per le babysitter o per le persone addette alla cura della casa.
Siamo consapevoli che anche questa sarebbe una misura necessaria ma non sufficiente a ristabilire una parità di opportunità”.
“Nonostante siano statisticamente più istruite, abbiano un bassissimo tasso di abbandono degli studi e performance accademiche superiori agli uomini, nonostante mostrino eccellenti competenze aziendali, le donne non hanno le stesse opportunità perché si fanno maggior carico del supporto alla famiglia in termini di cura (e non mi riferisco solo ai figli, ma anche ai genitori e ad altri parenti anziani)” rileva Giachetti. “Non viene di fatto garantito alle donne il diritto di decidere il loro destino professionale e questa è una dolorosa ferita alla nostra Costituzione. Ed è ipocrita parlare di sostegno alla genitorialità se non si garantiscono pari opportunità di avanzamento di carriera e pari opportunità di raggiungere lo stesso livello di retribuzione degli uomini”, conclude.
e.m.