I sindacati pronti a dare battagli sui temi delle pensioni al centro del tavolo previsto per questa mattina con la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Complessivamente d’accordo su quasi tutte le istanze che verranno presentate, il dito è puntato innanzitutto sui ritardi dell’agenda di governo, che dopo un primo incontro risalente al gennaio 2023, ha “trascurato” i temi previdenziali. Fino a oggi. “Vogliamo capire se finalmente il Governo intende fare sul serio una riforma strutturale della legge Fornero”, afferma il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. “Si sono persi mesi preziosi”, incalza il sindacalista che rivendica le mobilitazioni portate avanti con Cgil e Cisl grazie alle quali “il Governo ha riaperto il tavolo di confronto. Le nostre rivendicazioni sono note e chiare. Noi chiediamo una flessibilità di accesso alla pensione intorno a 62 anni, in linea con la media europea, facendo riferimento ai lavori gravosi e usuranti”.
Le proposte dei sindacati si muovono in linea diacronica per cui, secondo Proietti, occorre innanzitutto “pensare oggi alle future pensioni dei giovani, penalizzati dalla precarietà, attraverso una pensione di garanzia. Si deve ripristinare Opzione donna nella versione originale – aggiunge -, valorizzare il lavoro di cura ai fini della contribuzione previdenziale e riconoscere un anno di anticipo per ogni figlio. Bisogna inoltre avviare una campagna istituzionale di informazione sui fondi pensione, per favorire le adesioni anche con incentivi fiscali”. Per le pensioni in essere, invece, “è necessario eliminare, per tutte, il blocco della rivalutazione ed estendere la 14esima alle pensioni fino a 1.500 euro – conclude -. Il Governo conosce da tempo la nostra piattaforma. Ci aspettiamo risposte chiare ed esaustive.
Più cauta la Cisl, che nelle parole del segretario confederale Ignazio Ganga rileva innanzitutto apprezzamento per la riapertura del tavolo di confronto, “un aspetto positivo che risponde alle aspettative della Cisl”. Tuttavia permane preoccupazione sul merito delle metodologie che dirigeranno la discussione, considerata la necessità di dover rispondere a una platea di milioni di lavoratori e pensionati. Il tema principale, però, resta quello delle risorse. Ganga osserva che “considerato che è ripreso il tam tam sui costi salati della previdenza, dovrà quanto meno essere risolto il tema della separazione tra questa e l’assistenza, rispetto al quale è operativo da qualche settimana un osservatorio ministeriale sulla spesa, che ci auguriamo faccia chiarezza al più presto per stemperare l’attuale clima di difficoltà a varare misure sostenibili in materia previdenziale”.
Per quanto concerne le aspettative della Cisl, “queste sono note e rimandano alla piattaforma unitaria e, quindi, alla necessità di dare risposte di maggior flessibilità in uscita dal mercato del lavoro; sostenere le donne con il ripristino delle regole della pensione con Opzione donna; riconoscere previdenzialmente il lavoro di cura; trovare una soluzione strutturale per la previdenza dei giovani e dei lavoratori che svolgono attività gravose e usuranti. Infine non bisogna trascurare il rilancio del secondo pilastro e la rivalutazione dei trattamenti in essere al costo della vita”.
Il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, ha ribadito invece le sue posizioni dal palco del congresso della categoria dei pensionati, sottolineando come prima cosa l’”impatto negativo” della legge Fornero, in quanto rappresenta una “riforma sbagliata che ha ingessato il mercato del lavoro e ha contribuito alla crescita esponenziale della disoccupazione giovanile. La crescita delle pensioni assistenziali – aggiunge Capone – ha creato una discrepanza nel sistema previdenziale, penalizzando le pensioni contributive. Risulta centrale, pertanto, la separazione tra previdenza e assistenza del bilancio dell’Inps per assicurare una migliore lettura della realtà vera della spesa pensionistica. È necessario dare flessibilità al sistema, lasciando alla persona la scelta di valutare se e quando uscire dal mondo del lavoro. Ribadiamo che una proposta come quota 41, che prevede 41 anni di contributi a prescindere dall`età lavorativa, possa favorire la flessibilità in uscita e incentivi l`ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. In tal senso, salvaguardare i diritti acquisiti dai lavoratori rappresenta il presupposto essenziale per garantire la coesione e la stabilità sociale”.
e.m.