Si riaccendono le polemiche sul Ponte sullo Stretto di Messina. Confermando lo stanziamento di 11,6 miliardi per il collegamento tra la Sicilia e la terra ferma, con un emendamento alla manovra 2024 viene tuttavia rimodulato il finanziamento: 2,3 miliardi saranno prelevati dal Fondo di sviluppo e coesione, di 718 milioni di euro verranno presi dalla quota destinata alle amministrazioni centrali e altri 1,6 miliardi da quella per le Regioni Calabria e Sicilia (rispettivamente 300 milioni e 1,3 miliardi).
Levata di scudi tanto dalle opposizioni quanto dal governatore forzista della Sicilia, Renato Schifani, che dichiara: “La decisione governativa per cui la quota di nostra compartecipazione debba essere di 1,3 miliardi non è mai stata condivisa dall’esecutivo regionale”, appellandosi al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, affinché “si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere investimenti per lo sviluppo dell’Isola”. Ma per il ministro “se Sicilia e Calabria ci mettono, ad ora, il 10% e lo Stato il 90%, è giusto”, poiché “non si tratta di un’opera che unirà solo le due regioni, perché tutta l’Italia ne gioverà. Per Sicilia e Calabria cambierà il mondo”.
Anche dalla Cgil si solleva la protesta. “Mentre tutte le analisi, a partire da quella dello Svimez, confermano che senza l`utilizzazione massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischia la più cruda recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto. Proprio come nel gioco delle tre carte il ministro Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse”. È quanto sottolineano, in una nota congiunta, il segretario confederale della Cgil nazionale Pino Gesmundo e i segretari generali della Cgil Calabria e della Cgil Sicilia, Angelo Sposato e Alfio Mannino.
Per i dirigenti sindacali “pur di raschiare il barile, visto che le risorse vere per il Ponte sono pochissime e quelle certe si fermano a 780 milioni per il 2024, giusto per mettere qualche prima pietra a fini elettorali per le Europee, viene compiuta un`azione piratesca ai danni di due Regioni, la Calabria e la Sicilia, sottraendo loro una quantità immensa di risorse europee che dovrebbero essere destinate a colmare il divario socioeconomico e superare gli squilibri territoriali. Il tutto – sottolineano – senza una discussione di merito che investa le due istituzioni interessate e i Consigli Regionali, che su un aspetto di tale importanza non possono restare silenti o, peggio, essere esautorati, e lo stesso Partenariato economico-sociale”. Inoltre, Mannino specifica che “la stessa Giunta regionale Siciliana, che in un primo tempo si era resa disponibile ad utilizzare un miliardo di sue risorse del Fsc 2021-2027, ha revocato polemicamente questa sua disponibilità”.
“Il Mezzogiorno – ribadisce Gesmundo – ha necessità di modernizzare le sue infrastrutture ferroviarie e stradali, oggi in pessime condizioni, con linee ferroviarie a binario unico, non elettrificate e tanto meno messe in sicurezza e l`alta velocità che si ferma a Salerno. Occorre inoltre, come dimostra l`ultimo tragico incidente a Thurio di Corigliano Rossano, garantire la sicurezza dei lavoratori delle ferrovie e dei cittadini”. Sposato aggiunge che “servirebbero parole chiare per quanto concerne una delle priorità ferroviaria strategica del Sud, la Salerno-Reggio Calabria, che rischia di fermarsi a Rovagnano, e conoscere le reali intenzioni del Governo nazionale relativamente all`utilizzo dei 9.400 milioni messi a disposizione dal piano complementare per la realizzazione dei lotti successivi. Come occorrerebbero impegni precisi e vincolanti anche per quanto riguarda la realizzazione della Statale 106, la fantomatica `strada della morte`, impraticabile e pericolosa lungo l`intero asse jonico della Calabria orientale, priva ad oggi di una moderna arteria autostradale”.
“Continuiamo ad assistere alla sostanziale incapacità di utilizzare i finanziamenti europei e a definanziamenti, come per la Roma-Pescara, la Palermo-Messina e la Bari-Napoli, e come quelli relativi alle opere di messa in sicurezza del sistema di gestione del traffico ferroviario (Ertms). La posta in gioco – concludono i segretari della Cgil – è troppo alta per il Mezzogiorno, chiediamo che le risorse del Pnrr, al di là dei continui proclami, siano realmente utilizzate aprendo i cantieri e dando inizio ai lavori”.
e.m.