“È inaccettabile affidare tutte le funzioni del Comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare, ente terzo voluto dal Parlamento, ad una struttura privata, Assoprevidenza, garantendogli la piena disponibilità di 29,5 milioni di euro di risorse pubbliche. Viene spontaneo chiedersi la ragione di una scelta del genere, per noi assolutamente sbagliata”. Così la Cgil nazionale commenta l’emendamento al decreto Pa 2 sulla previdenza complementare, presentato da Italia Viva e appoggiato da FdI e dal Governo.
Nella nota si spiega che il Comitato era stato istituito nel 2011 con una risoluzione votata dalla Commissione Lavoro della Camera che impegnava l’Esecutivo a «investire fortemente sulle potenzialità del sistema dei fondi pensione in particolare valutando l’opportunità di sostenere eventuali iniziative organizzative, promozionali e di informazione, anche su impulso degli enti e delle strutture interessati, dirette a mettere a sistema i fondi medesimi»
“Da tempo – prosegue la Confederazione – ribadiamo con forza la necessità di rilanciare le adesioni della previdenza complementare negoziale, rendendola effettivamente accessibile anche a chi lavora nelle piccole imprese e ai giovani. C’è un tavolo al Ministero del Lavoro – si ricorda – che dovrebbe discutere proprio di questo tema il prossimo 18 settembre, ma il Governo decide di andare avanti in autonomia, come su tutte le altre materie oggetto del confronto”.
“Questo fatto conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che i tavoli in essere sulla previdenza sono inutili e servono solo a prendere tempo”, si legge infine.
Per Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl, si tratta di una “scelta che la Cisl giudica negativamente, dal momento che è aperto tra Governo e parti sociali un tavolo sulla previdenza che a settembre affronterà anche il tema della previdenza integrativa e che avrebbe dovuto ricomprendere anche scelte di questa natura”.
“Ci stupisce, quindi, che sia stata assunta un’iniziativa legislativa di questo tipo senza alcun confronto con i soggetti che rappresentano i lavoratori e i datori di lavoro, sostenitori dei fondi pensione negoziali. Ricordiamo che ai fondi negoziali promossi dalla contrattazione collettiva sono iscritti oltre 3 milioni 900 mila lavoratori e il patrimonio in gestione supera i 64 miliardi”.
“Da tempo la Cisl chiede che sia promossa una massiccia campagna informativa pubblica sulla previdenza complementare per spiegarne i vantaggi e le opportunità e che sia attivato un nuovo periodo di silenzio-assenso per l’adesione dei lavoratori ancora non iscritti. Inoltre -conclude chiede che siano maggiormente sostenuti i fondi pensione sul versante fiscale, riducendo la tassazione sui rendimenti e favorendo gli investimenti in economia reale che guarda alla piccola e media impresa e alle infrastrutture. Su questi punti ci aspettiamo risposte chiare dal Governo nella prossima legge di bilancio senza sottrarre al confronto temi oggetto di trattativa negoziale”.
Anche per la Uil “l’emendamento votato al decreto PA 2 che prevede di far confluire il comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare in Assoprevidenza è un fatto gravissimo. Il comitato, infatti, ha la disponibilità di 29,5 milioni di risorse pubbliche che non possono essere gestite da una struttura privata. La Uil sostiene, da tempo, la necessità di rilanciare le adesioni alla previdenza complementare attraverso una campagna istituzionale di informazione rivolta ai lavoratori e alle lavoratrici”.
“Fino ad oggi – prosegue la nota – tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno fatto orecchie da mercante. L’attuale Governo, con questa scelta inopinata, varata al di fuori da ogni confronto con le parti datoriali e sindacali, che promuovono realmente la previdenza complementare, distoglie risorse importanti allo sviluppo dei fondi pensione. La UIL chiede al Governo e al Parlamento di correggere subito questa scelta sbagliata”.
tn