La Fiom firma il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Una notizia forte. Perché è vero che si trattava del contratto dei metalmeccanici artigiani, ma questo non attenua la portata dell’evento, perché si è trattato sempre di un contratto nazionale, che si applica a 500mila lavoratori, ma soprattutto conta il fatto che la Fiom ha sottoscritto un rinnovo che si basa sostanzialmente sulle regole del 2009, le stesse che la Fiom, e la Cgil, non hanno mai accettato. Era un contratto triennale, conteneva regole per la bilateralità, per il lavoro di inserimento, e così via, tutte quelle cose che il sindacato di Maurizio Landini non ha mai accettato.
E invece stavolta l’accordo è stato unitario. La Fiom sostiene che ha firmato perché si è andati al di là delle regole del 2009, tanto è vero che Fim e Uilm avevano chiesto un aumento salariale di 80 euro, mentre l’accordo ha concesso un aumento di 86 euro, quindi c’è stato un vantaggio per i lavoratori tutto da ascrivere alla Fiom.
Vero, ma non sufficiente. Più vicina alla realtà la spiegazione secondo la quale la Fiom ha voluto dimostrare che quando non c’è la Fiat di mezzo gli accordi si raggiungono. E infatti la Fiom non ha firmato gli accordi per Mirafiori e Pomigliano con la Fiat, ma non ha sottoscritto nemmeno i rinnovi contrattuali nazionali perché dietro la politica della Federmeccanica c’è sempre e solo la Fiat, ad avviso dei dirigenti Fiom. Spiegazione tortuosa e molto dietrologica, ma non si può negare che la Fiom sia ideologica e quindi adotti ragionamenti non proprio lineari.
Come che sia, il punto è che la Fiom ha firmato quell’intesa, e la conseguenza che se ne può trarre è che qualcosa si sta muovendo dentro la Cgil. E non è cosa da poco nel momento in cui sta per partire un negoziato molto delicato tra Confindustria e sindacati sui temi della contrattazione e della rappresentanza. Un confronto difficile, non fosse che perché il fossato che divide i tre sindacati si è allargato sempre più, eppure tutte le parti stanno cercando in ogni modo di costruire le modalità per arrivare a una conclusione condivisa da tutti.
Non è senza significato il fatto che Emma Marcegaglia abbia annunciato la partenza di questo confronto il 9 giugno, affermando che avrebbe incontrato i sindacalisti due o tre giorni dopo e che invece la riunione è poi via via slittata e sembra sia stata programmata per il 24 giugno. Dimostra che le diplomazie sono al lavoro, in maniera molto intensa, che tutti stanno cercando la quadratura del cerchio, nella consapevolezza che un accordo sulla esigibilità dei contratti ormai non è più rinviabile. Perché di questo in effetti si parlerà. A Confindustria interessa poco in fin dei conti se gli accordi debbano essere raggiunti al livello nazionale o a quello aziendale, o come debbano essere costituite le rappresentanze dei lavoratori: in fin dei conti una modalità vale l’altra, la cosa più importante è che questi accordi, una volta raggiunti, vengano effettivamente applicati, senza nuove trattative, senza che tutto sia rimesso in gioco il giorno dopo l’accordo, quando l’inchiostro è ancora fresco su quei documenti. E’ necessario che chi firma un contratto si assuma la responsabilità di applicarlo letteralmente.
In questo contesto la firma da parte della Fiom del contratto degli artigiani metalmeccanici vale tanto oro quanto pesa, testimonia la volontà della Cgil di arrivare a un accordo, la sua disponibilità a confrontarsi e a cercare l’intesa. Un atto positivo che potrebbe rappresentare la luce che annuncia la prossima uscita dal tunnel. In tempo di cambiamenti forti come quelli che le cronache politiche ci stanno raccontando anche questo potrebbe essere un aspetto del nuovo che tutti aspettiamo.
Massimo Mascini