Sale la tensione tra il governo e le parti sociali. Il premier vuole chiudere nel giro dei prossimi giorni entrambi i dossier. “Non mollo, non mi fermeranno. A me interessa il consenso delle famiglie”, dice ai microfoni del Tg1 rivolto a Confindustria, alle parti sociali e alle polemiche sugli stipendi dei manager pubblici. In settimana è previsto un nuovo vertice a Palazzo Chigi con il commissario alla spending review Cottarelli. Obiettivo è definire il quadro delle risorse per irrobustire le busta paga dei lavoratori dal prossimo 27 maggio. Una promessa che “noi manterremo”, assicura Renzi. E che non potrà che far aumentare il consenso degli italiani. Venerdì poi il Consiglio dei ministri dovrebbe chiudere anche il lavoro sulla riforma del Senato e del Titolo V, che sarà poi consegnato al Parlamento. Poi dovrebbe essere la volta del Documento di economia e finanza e sarà l’occasione ufficiale per mettere nero su bianco i numeri dai quali deriveranno le coperture finanziarie per gli sgravi Irpef annunciate dal premier qualche giorno fa in conferenza stampa. Le misure annunciate porterebbero maggiore crescita liberando dunque qualche miliardo. Ciò che appare certo è che la scure della revisione della spesa si abbatterà sui manager pubblici: “Resisteranno a parole, dice Renzi, ma poi ovviamente è naturale che le cose cambino. Non è possibile che l’Ad di una società guadagni 1000 volte in più dell’ultimo operaio: torniamo ad un principio di giustizia sociale. Noi non molliamo”, assicura. E in linea con questa idea, il segretario generale della presidenza del Consiglio Mauro Bonaretti annuncia di voler fare “una micro riforma della dirigenza” anche di Palazzo Chigi. Eguale fermezza viene infine garantita sul fronte della vecchia concertazione: “Mi interessa il consenso delle famiglie italiane, osserva il premier, non quello delle associazioni” sindacali e imprenditoriali. Il segretario Cgil intervistato dala Stamparisponde al premier: “Scavalcare le parti sociali è una mossa conservatrice”. Così il governo “non fa che assecondare una tendenza già esistente”. Ma il sindacato può rilanciare la contrattazione nelle fabbriche. “Posizioni come quella di Renzi, che riducono le forme di partecipazione, indeboliscono la democrazia.
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