Nel 2019 l’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e Commissione Europea hanno lanciato un progetto di ricerca per analizzare le risposte delle parti sociali e degli attori istituzionali dei paesi dell’Unione Europea, e di altri potenziali paesi membri della UE, per affrontare le sfide e le opportunità che si prospettano nel nuovo mondo del lavoro. Nel nostro giornale è possibile visionare sia il primo capitolo introduttivo della ricerca, che presenta anche i risultati di una survey sul ruolo delle istituzioni del dialogo sociale condotta dall’ILO tra le parti sociali dei 34 paesi interessati, sia il decimo capitolo, dedicato all’Italia, scritto da Lorenzo Bordogna, professore di Sociologia economica all’Università degli Studi di Milano. Da tenere ben presente, la ricerca e il conseguente volume sono stati prodotti senza tenere conto della recente pandemia Covid e le sue conseguenze, salvo qualche breve cenno nel primo capitolo introduttivo e, occasionalmente, negli studi di caso nazionali, dato che è frutto di un lavoro concluso appena prima dell’inizio della pandemia.
Entrando nel particolare, il volume sostanzialmente affronta tre temi: 1) la questione della rappresentatività delle parti sociali e la loro capacità istituzionale di regolare il mercato del lavoro attraverso il dialogo sociale e processi di consultazione; 2) le misure per sostenere il ruolo autonomo delle parti sociali (dialogo sociale bilaterale e contrattazione collettiva ai vari livelli); 3) le azioni e le politiche delle parti sociali per affrontare i processi di digitalizzazione.
“Una caratteristica della ricerca – ha spiegato Lorenzo Bordogna a Il diario del lavoro – è stato il diretto coinvolgimento delle parti sociali nazionali, internazionali e a livello dell’Unione Europea sin dalla formulazione dello stesso disegno di ricerca, culminato in una riunione congiunta nella sede dell’ILO a Ginevra ai primi di febbraio 2019 in cui si è proceduto alla individuazione delle tre aree tematiche sopra richiamate e dei paesi oggetto di indagine. La copertura – prosegue Bordogna – ha riguardato tutti i 27 dell’Unione Europea più il Regno Unito, con l’aggiunta di sei paesi candidati all’ingresso nell’Unione (Albania, Serbia, Bosnia e Erzegovina, Montenegro, Macedonia, Turchia), per un totale di 34 paesi. Ma gli approfondimenti con studi di caso nazionali hanno riguardato un sottogruppo di 21 paesi, distribuiti nelle principali aree geografiche della UE (Nord-Europa, Europa Centrale, Sud Europa, Europa Centro-Orientale e Paesi Candidati all’accesso)”.
Come accennato prima, il lavoro di ricerca si è svolto prima della pandemia, in particolare in tutto il 2019 e nei primi mesi del 2020, con due seminari intermedi a Salamanca (inizio luglio) e a Dublino (metà novembre), ed una presentazione finale dei risultati di ricerca a inizio marzo 2020 a Bruxelles, a pandemia appena iniziata, con la presenza delle parti sociali nazionali e europee.
La struttura del volume si articola quindi in un primo capitolo di presentazione generale della ricerca, della metodologia seguita e dei principali risultati. Seguono quindi tre capitoli trasversali, che coprono tutti i paesi, dedicati uno ciascuno ai tre temi di ricerca sopra indicati (capacità rappresentativa degli attori; autonomo dialogo sociale bilaterale tra le parti; risposta delle parti sociali ai processi di digitalizzazione). Si aggiungono quindi 11 capitoli con gli studi di caso nazionali (Svezia, Irlanda, Germania, Francia, Spagna, Italia, Grecia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Turchia), ed infine due capitoli che coprono rispettivamente i tre paesi Baltici e i sei paesi della Regione Adriatica (Slovenia, Croazia, Bosnia e Erzegovina, Montenegro, Nord Macedonia, Serbia). In tutto 17 capitoli e 22 autori di varia nazionalità.
E.G.