In Italia ci sono oltre 3 milioni di persone che lavorano in nero e 3,5 milioni tra disoccupati certificati e scoraggiati, che arrivano a 4,5 milioni se si aggiungono i precari. Al conto vanno poi aggiunti 500 mila individui che da oltre tre anni sono stabilmente in cassa integrazione. I numeri, “allarmanti”, sono della Cgil, che in occasione dell’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati in programma per il 3 dicembre propone una ricetta in nove punti “per segnare un cambio di rotta”.
I nove temi sui quali il sindacato propone di intervenire sono i seguenti: una nuova e strategica politica industriale contro la crisi riaffermando la centralità manifatturiera del sistema italiano; ridurre drasticamente le 46 diverse forme contrattuali esistenti a poche unità “senza pensare ad improbabili ulteriori riforme”; riformare gli ammortizzatori sociali per garantire a tutti, specie ai giovani precari, tutele dignitose; attuare nella Pubblica amministrazione politiche del lavoro che non penalizzino le nuove generazioni e favoriscano la qualità e l’universalità dei servizi; giovani non più precari, le nuove generazioni non devono essere ricattate, servono contratti veri, con pieni diritti e tutele; più donne al lavoro attraverso un piano straordinario per l’occupazione femminile e con la reintroduzione della legge contro le dimissioni in bianco; combattere e reprimere il lavoro nero recuperando le ingenti risorse economiche per estendere legalità e diritti; mettere al centro il Mezzogiorno attraverso piani strategici di sviluppo e occupazione; lotta senza quartiere all’economica mafiosa che sottrae ogni anno 330 miliardi di euro al Paese.