“Con l’articolo 35 del provvedimento, che trasferisce le disponibilità degli enti locali dalle banche tesoriere alla Tesoreria accentrata gestita dalla Banca d’Italia per conto del Tesoro, si sottraggono otto o dieci miliardi di liquidità alle banche italiane, e in questo momento non mi pare esattamente un regalo alle aziende di credito”. Lo afferma il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, in un’intervista al Sole 24 Ore.
“Così come – prosegue – l’intervento sulle carte dei credito o sui conti correnti di base: non mi pare proprio che questo tipo di azioni configurino un dono da parte del governo”. “Continuo a sorprendermi del fatto che per tutti i settori produttivi liberalizzazione significhi automaticamente rimuovere vincoli, mentre quando ci si occupa dell’industria bancaria si fa ricorso a divieti, prezzi amministrati, tetti imposti e quant’altro”, dice Sabatini, secondo cui “tra le banche la concorrenza è maggiore di quanto non sia nel resto dell’economia e ne è dimostrazione il fatto che dal 2007 l’inflazione è cresciuta dell’11% mentre i servizi finanziari sono rincarati solo del 5,9%”.
Nell’intervista Sabatini interviene anche sull’iniezione di liquidità arrivata alla vigilia di Natale dalla Banca centrale europea. Quei fondi, spiega, servivano a “sostituire la raccolta estera che la crisi del debito sovrano aveva inaridito. Tuttavia la Bce ha annunciato un’altra massiccia operazione a 36 mesi per l’inizio di febbraio e io sono convinto che la nuova liquidità immessa nel sistema certamente affluirà alle imprese”. (LF)
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