“Uscire dallo scambio tra bassa produttività e bassi salari e utilizzare lo spirito propulsivo che accordi come quelli della Fiat per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori hanno dato alle relazioni industriali”. Lo ha proposto il ministro Maurizio Sacconi al convegno in ricordo di Marco Biagi. Il ministro si dice convinto che il futuro delle relazioni industriali sia nella partecipazione dei lavoratori “delle fatiche, ma anche dei risultati delle imprese in un clima di legittimazione reciproca e di responsabilità”. “Bisogna uscire – ha detto- dallo scambio tra bassa produttività e bassi salari”. Il potere di organizzazione, precisa, “deve tornare nelle mani delle imprese con il sindacato che dice io partecipo delle fatiche, ma anche dei risultati” Le relazioni devono essere caratterizzate, secondo il ministro, da “pragmatismo e quando si tratta di gestire gli accordi non si può non distinguere tra chi ha firmato e chi non ha firmato”
La posizione del ministro è condivisa dai leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti che hanno partecipato con Sacconi e il direttore generale della Confindustria Giampaolo Galli alla tavola rotonda del convegno in ricordo di Biagi “e relazioni industriali e di lavoro dopo Mirafiori”.
“Lunità sindacale degli anni Novanta – ha detto Angeletti – ha portato risultati eccezionali per i primi 4-5 anni, ma poi sono arrivati 10 anni di paralisi con bassa produttività e bassi salari”. “La flessibilità – ha proseguito – è stata scaricata su quelli fuori dal recinto, questo è stato lo scambio micidiale. Per tenere i sindacati uniti è stato l’unico scambio possibile, ma noi non siamo più d’accordo e non crediamo in un Paese dove siamo tutti più poveri e tutti più uguali, non ci rassegniamo a questo declino e faremo di tutto per evitarlo”.
“Quando abbiamo guai sulle relazioni industriali – ha detto Bonanni – sono sempre importati da vicende politiche. Io penso che quello che conta è che gli accordi portino investimenti e certezze sui posti di lavoro e sui redditi. Bisogna smetterla di guardare il dito, guardiamo la luna”. (LF)
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