Consumi al palo a causa dell’elevata inflazione che morde redditi e liquidità degli italiani. A lanciare l’allarme è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione.
“I risultati dell`economia italiana – ha premesso Sangalli – battono costantemente al rialzo, nell`ultimo triennio, tutte le previsioni. Oggi, il nostro livello del Pil è superiore del 2,5 per cento rispetto a quello del quarto trimestre del 2019.
Insomma, abbiamo più che recuperato i livelli pre-pandemici, facendo meglio delle altre maggiori economie europee e addirittura degli Stati Uniti”. Ma, nonostante il quadro positivo, “restano ancora indietro i consumi che, nella media dello scorso anno, risultano inferiori di circa venti miliardi di euro rispetto al 2019. Proprio i consumi rallentano – a partire da quelli alimentari – per quell`inflazione che continua a mordere. Inflazione, che erode il potere d`acquisto, sia dei redditi correnti, sia della ricchezza detenuta in forma liquida”, ha aggiunto.
Bisogna contrastare l`inflazione “non solo attraverso politiche monetarie, ma anche con una strategia europea per la competitività, insieme ad una stabile capacità fiscale di finanziamento dei servizi pubblici di dimensione europea”, ha detto.
Sangalli lancia l’allarme anche sulla penuria di manodopera.Mancano all’appello quasi 500 mila lavoratori nei settori del commercio e del turismo. Trovarli, in oltre il 40% dei casi, sarà complicato perchè non ci sono le competenze adeguate. Ecco perchè è necessario fare formazione e programmare flussi ad hoc di lavoratori immigrati.
La premessa del leader di Confcommercio è che “c`è spazio, per nuova occupazione” perchè “il terziario di mercato sta vivendo una persistente carenza di personale”. Dati alla mano, Sangalli ha spiegato che “nel turismo e nel commercio, mancano, ad esempio, rispetto al 2022, circa 480 mila lavoratori. E per oltre il 40 per cento, vi è un concreto rischio che la domanda non possa essere soddisfatta, soprattutto per la mancanza di competenze”.
Occorre, allora, “intervenire per colmare la distanza tra formazione ed esigenze delle imprese, così come per programmare adeguati flussi di lavoratori immigrati”.
Quanto al recente decreto lavoro, “il nostro giudizio – ha detto – è positivo. Penso all`ulteriore intervento di riduzione del cuneo contributivo sui redditi da lavoro dipendente ed al maggiore tetto di detassazione per i premi aziendali. Occorre proseguire con determinazione su questa strada. Andrà però chiarito come confermare, nel 2024, i tagli del cuneo fin qui operati”.
tn