Previsioni pessimistiche per il rinnovo del contratto integrativo della Volkswagen, la cui trattativa prenderà il via a metà settembre. Il fatto che l’azienda sia a partecipazione pubblica, con il Land della Bassa Sassonia che detiene una minoranza di blocco del 19% del pacchetto azionario, non le impedisce di assumere, in vista del negoziato, posizioni in piena coerenza con l’attuale linea degli imprenditori tedeschi. Il capo del personale ha chiesto infatti, in una serie di dichiarazioni, un congelamento delle retribuzioni per almeno due anni, l’aumento del 30% della produttività del gruppo per recuperare il terreno perduto sui mercati mondiali, rilanciare gli utili e affrontare l’aggressiva concorrenza francese e giapponese. Le principali rivendicazioni sindacali riguardano un aumento retributivo del 4% e la garanzia dei livelli occupazioni per dieci anni. Un comunicato dell’associazione degli imprenditori metalmeccanici appoggia ”senza riserve” la posizione della Volkswagen e chiede di rivedere le regole della contrattazione, diversificandola fra imprese deboli e imprese più forti e limitando quello che gli industriali giudicano l’eccessivo potere sindacale.
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