Il sindacato dei pensionati della Cisl, nel suo congresso si è fatto promotore di un ritorno all’umanesimo come vera soluzione alla crisi mondiale. Oggi ne hanno discusso il senatore Franco Marini e il professore di Epistemologia, Silvano Tagliagambe, in un interessante tavola rotonda preseduta da Antonio Uda, segretario della Fnp Cisl. Per il senatore del Pd, Franco Marini, in un epoca in cui si è persa l’attenzione verso il lavoro e si sono imposti concezioni false della vita, dell’economia e della politica, il sindacato italiano ha saputo mantenere una forza rappresentativa maggiore di quella di altri sindacati europei. Per l’ex presidente del Senato, l’odierna mancanza di valori è alla base della crisi economica attuale e va dato merito alla chiesa cattolica di aver, da sola, denunciato i pericoli che si nascondevano dietro al liberismo più sfrenato Oggi, non vi è più un rapporto virtuoso ed equilibrato tra rispetto delle libertà, anche dell’impresa e giustizia sociale. Per Marini, però, non esiste ricchezza duratura se l’arricchirsi senza regole diventa la base della società. La rincorsa alla ricchezza basata sui debiti, come è avvenuta negli Stati Uniti, e in parte nell’Unione Europea, – continua – ha portato solo ad un inaridimento della società. Oggi, per il senatore, siamo di fronte a un bivio in cui si dovrà scegliere quali valori mettere al centro della società. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con il suo interventismo economico ci dimostra come siamo di fronte al fallimento degli economisti della scuola di Chicago. Anche in Italia, quando si mettono i pensionati in condizione di non arrivare a fine mese, si mette in difficoltà l’economia nel suo intero. In una epoca in cui, sia i salari che le pensioni hanno perso la loro incidenza sul reddito nazionale, per Marini, vi è bisogno di meno individualismo e si deve ridare al lavoro una centralità nella vita del paese. I sindacati, rappresentando ancora la storia di un epoca in cui il rapporto nella società era più giusto, grazie proprio alle loro battaglie, devono farsi promotori di una nuova stagione, in cui la persona torni al centro della società. Non si tratta quindi di guardare solo al passato, ma di utilizzare il patrimonio che queste organizzazioni conservano per poter riformare la società. Anche per Silvano Tagliagambe è fallito un modello di sviluppo dissipativo e si deve tornare ad una condizione riflessiva che non bruci risorse in termini sia di energie che di saperi. Oggi secondo Tagliagambe si è interrotta quella catena che permetteva di tramandare gli antichi saperi tra le generazioni anziane e quelle giovani. Gli anziani nella società odierna vengono considerati non più una risorsa, ma un ostacolo allo sviluppo. L’istruzione, è però, secondo Tagliagambe, il carburante dell’innovazione e non deve perdere gli insegnamenti che solamente le vecchie generazioni possono tramandare, come, per esempio avveniva nelle vecchie botteghe artigiane.
Luca Fortis
30 aprile 2009