Sette sigle sindacali della funzione pubblica denunciano il rischio di licenziamento di 2.000 dipendenti della Croce rossa italiana a causa della privatizzazione dell’Ente, già prospettata dall’esecutivo con la manovra del luglio scorso. Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Pa, Sinadi, Fialp-Cisal, Usb Ugl-Intesa preannunciano le linee guida di una bozza di decreto allo studio del governo che punta alla trasformazione dei comitati provinciali e locali della Croce Rossa in associazioni di diritto privato e la conseguente riduzione della struttura della Cri al solo Comitato Centrale e a quelli regionali. Secondo i sindacati, che hanno promosso un sit-in di protesta a Roma davanti Montecitorio, con il passaggio dei dipendenti a tempo indeterminato in servizio presso gli attuali comitati locali e provinciali ad un contratto di tipo privato ovvero presso altre amministrazioni, si finisce, in caso di mancato ricollocamento, in una lista di mobilità/prelicenziamento e al licenziamento di tutti i lavoratori precari alla scadenza del contratto.
Per i sindacati si tratta dunque, é scritto in una nota, di un piano di rientro dal debito pagato in massima parte con i tagli al personale e con la riduzione dei servizi al cittadino. Le sette sigle sollecitano invece una gestione virtuosa dell’ente e del suo patrimonio immobiliare e la riorganizzazione dei servizi. Dopo la convocazione straordinaria di un tavolo con il commissario della Cri viene ora sollecitata una convocazione a Palazzo Chigi.
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