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Sindacati dei medici sul piede di guerra: nessuna risorsa per il SSN, pronti alla mobilitazione

redazione
Marzo30/ 2023

Sindacati dei medici sul piede di guerra. Infatti, in seguito al varo del decreto bollette approvato dal Consiglio dei Ministri, le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria esprimono sostanziale insoddisfazione per le misure relative alla sanità pubblica che definiscono “er lo più di ordine normativo, rigorosamente senza impegni economici, che lasciano privo di soluzione e di prospettive il grande problema del destino del SSN e dei professionisti che lavorano al suo interno”. Per questo motivo i sindacati di settore annunciano di riprendere la mobilitazione iniziata a settembre per organizzare entro il mese di maggio gli Stati Generali della salute in preparazione di una manifestazione a giugno, prevedendo anche scioperi.

“L’unico messaggio positivo – si legge in una nota congiunta- è riservato di fatto ai soli Pronto Soccorso, con l’anticipo di un finanziamento già previsto dalla legge di bilancio. Un messaggio giusto, che, però, sotto certi aspetti, rischia di essere solo cosmetico, senza alcuna considerazione per altre discipline che hanno problemi altrettanto gravi e “critici”.

Niente risorse extracontrattuali per il CCNL 2019-2021, i cui incrementi previsti sono un terzo del tasso inflattivo, niente fiscalità di vantaggio, concessa a privati e altri settori del pubblico impiego,neppure per attività di valore sociale come l’abbattimento delle liste di attesa. “Un decreto monco – prosegue la nota -, insomma, che, per quanto contenga risposte ad alcune richieste delle Organizzazioni sindacali, come la procedibilità d’ufficio per chi aggredisce gli operatori sanitari, fallisce l’obiettivo di sollevare un servizio sanitario nazionale in ginocchio e arrestare la fuga di medici, dirigenti sanitari e veterinari, delusi e insoddisfatti, dal Ssn. La crisi della sanità pubblica richiede investimenti congrui e spendibili oggi, mentre il disagio dei professionisti al suo interno necessita di provvedimenti strutturali, e non cosmetici, incluso l’utilizzo della leva retributiva nei loro confronti, senza eccezioni, perché tutti hanno garantito i LEA a spese della qualità della loro vita, delle loro ferie e dell’abuso del loro orario di lavoro. Nonostante tutto e nelle condizioni di lavoro peggiori dell’ultimo decennio”.

“Il tempo è scaduto. È ormai il momento di pretendere la salvaguardia di un servizio di cure pubblico e universale, per la quale non basta la sola voce del Ministro della salute, serve quella dei cittadini, dei sindaci, delle regioni, delle forze sociali, delle istituzioni professionali, alle quali ci rivolgiamo per salvare l’articolo 32 della nostra Costituzione. Perché un servizio sanitario, pubblico e nazionale, rappresenta anche “il principale presidio della unità nazionale”,come dice il Presidente Mattarella. La sostenibilità di un servizio sanitario è scelta politica. O si è con il Ssn o contro. Questo le Organizzazioni sindacali e i cittadini chiedono al presidente del Consiglio e ai Ministri del suo Governo”, concludono.

e.m.

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