Il consiglio generale di Confindustria si è riunito oggi eccezionalmente a Taranto, città simbolo della vicenda Ilva, per discutere ed approvare il piano contenente le proposte per il Sud.
Il colosso siderurgico si conferma al centro dell’agenda di Confindustria. “Ilva è decisiva per il manifatturiero italiano, non possiamo pensare all’industria italiana senza siderurgia, diventeremmo un Paese di seconda fascia – dice il presidente Giorgio Squinzi – chiediamo al governo percorsi e tempi certi per restituire al più presto l’Ilva al mercato. Mettiamo a disposizione le nostre conoscenze”.
“Nel Sud esiste un tessuto produttivo vivo e vitale, che abbiamo il dovere di difendere e promuovere con orgoglio”, ha inoltre dichiarato il numero uno di Confindustria. “Il dibattito che questa estate ha riportato all’attenzione della politica il tema del Mezzogiorno – ha aggiunto – ha messo in luce diversi aspetti che caratterizzano i divari territoriali: quantità e qualità dei servizi, dotazione infrastrutturale, formazione del capitale umano, qualità della pubblica amministrazione, livelli di sicurezza”. “Molti pessimisti di professione – ha puntualizzato Squinzi – si sono affrettati a emettere il verdetto di condanna definitiva del Mezzogiorno. Noi non siamo fra questi. Sono orgoglioso di sostenere l’esatto contrario. Il nostro compito è quello di mostrare al Paese intero che la risposta a questi divari c’è: si chiama impresa”.
Critico nei confronti dell’attuale gestione commissariale, voluta dal governo, anche il presidente di Federacciai Antonio Gozzi, per il quale “sui Riva sono state scaricate colpe che andrebbero accertate. La famiglia è stata esautorata e gli ultimi tre anni e mezzo non sono responsabilità loro. Noi siamo contrari ai commissariamenti dall’inizio e gli ultimi tre anni ci danno ragione. Non c’è stato risanamento ambientale a Taranto, l’azienda ha perso fette di mercato, l’Aia non è completata, non ci sono più investimenti tecnologici e produttivi”. “L’intervento pubblico – continua Gozzi – era necessario ma ora servono le nostre migliori competenze per tirare fuori Ilva dalle secche e rimetterla sul mercato”.
Il piano per il Sud approvato dal consiglio generale è stato illustrato dal vice presidente con delega al Mezzogiorno, Alessandro Laterza: “Il futuro dell’Ilva che quest’anno fa 50 anni è simbolo del futuro manifatturiero del Sud e dell’intero Paese. La chiave della ripartenza dell’economia al Sud è nella ripresa degli investimenti pubblici e privati. La legge di stabilità dovrebbe puntare sul rilancio degli investimenti e sul consolidamento del taglio del costo del lavoro”. Più nello specifico, la ricetta indicata da Laterza punta su “un credito d’imposta per investimenti in ricerca, decontribuzione per nuove assunzioni, sfruttamento dei fondi strutturali europei per rilanciare investimenti pubblici (100 miliardo di euro)”.
In vista della prossima legge di stabilità e del Masterplan per il Mezzogiorno che il governo si appresta ad adottare, Confindustria propone al governo credito d’imposta per beni strumentali, rifinanziamento dei contratti di sviluppo, uso di voucher per l’internazionalizzazione delle imprese del Sud, un fondo per lo sviluppo e la coesione per finanziare infrastrutture nel periodo 2014-2020 ed infine la definizione chiara della governance della politica di coesione con una cabina di regia, più volte annunciata, con le Regioni.
“Oggi le aziende dell’indotto Ilva registrano, a livello nazionale, un passivo di 250 milioni di euro: 150 riguardano Taranto e la sua provincia. Una cifra che incombe gravemente sui bilanci di quelle realtà che, contrariamente ad altre, sono ancora in piedi e che hanno retto l’onda d’urto della crisi dell’Ilva, con tutti gli strascichi che la stessa ha prodotto”. Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, nella relazione letta nell’ambito del Consiglio. “Senza queste aziende – ha aggiunto – il sistema Ilva perde una parte importante della sua identità e la città rischia di perdere un pezzo fondamentale del suo tessuto produttivo. Non basta assicurare la produzione. Non basta far andare avanti le pur indispensabili, fondamentali opere di risanamento e di bonifica. E’ un intero sistema – secondo Cesareo – che va recuperato e di questo sistema le nostre aziende sono parte integrante e fondamentale”.
Il governo, ha poi affermato il presidente di Confindustria Taranto, “non è riuscito a garantire a queste aziende il ristoro, anche parziale, di quelle risorse che pure hanno consentito all’azienda dell’acciaio di andare avanti quando la situazione era gia’ fortemente compromessa”. Infine Cesareo ha ricordato a Squinzi il “Progetto di sviluppo per l’Area di Taranto” in cui si “ipotizza una visione più ampia del concetto di sviluppo, partendo dal riconoscimento di Taranto quale “area in situazione di crisi industriale complessa”, da portare alla condivisione del governo centrale e delle istituzioni: Regione, Provincia e Comune”. Da questo documento, che tiene conto di progetti di riconversione e riqualificazione industriale, e’ scaturita la “road map anticrisi” che Confindustria Taranto ha sottoscritto con Cgil, Cisl e Uil provinciali