Il rinnovo del contratto del settore elettrico prevede un innalzamento salariale cospicuo, che costituisce una risposta decisa all’inflazione, afferma Amedeo Testa, segretario generale della Flaei, categoria della Cisl che rappresenta gli elettrici. Formazione e partecipazione sono le altre due direttrici sulle quali nasce la nuova intesa. Venendo all’attualità politica, per Testa una crisi prolungata o elezioni anticipate avrebbero conseguenze nefaste per il settore e sulla classe politica il giudizio del segretario generale della Flaei è netto: “non abbiamo molta fiducia, perché non ha capito come va governata la transizione energetica”.
L’inflazione è la spada di Damocle che pende sulla testa di imprese e lavoratori. Il nuovo contrato degli elettrici sembra voler offrire uno scudo ampio attraverso un incremento economico di tutto rispetto.
È certamente così. Il nuovo contratto prevede un aumento salariale estremamente significativo, che per noi è motivo di assoluta soddisfazione. L’aumento complessivo nel triennio 2022-2024 sarà di 243 euro, mentre l’aumento medio sui minimi di 225. Si tratta di una risposta importante al grande problema dell’inflazione e un modo per seguire le indicazioni del Patto della fabbrica.
C’è poi la questione legata a una crescente partecipazione dei lavoratori, che costituisce uno degli assi portanti di questo nuovo accordo. Siete soddisfatti?
Siamo molto contenti per come il rinnovo guarda a questo elemento. La partecipazione è un tema caro a tutta la Cisl, e sarà uno degli obiettivi primari che la Flaei cercherà di portare avanti nei prossimi mesi e nei prossimi anni, nel dar vita a nuovi modelli partecipativi. La crescente apertura delle aziende a questo aspetto rientra all’interno di quella grande rivoluzione culturale dove al centro si mette l’attenzione alla persona e ai suoi bisogni nella loro totalità.
Proprio su questo punto il contratto prevede un protocollo specifico, che richiama l’intesa con Enel raggiunta lo scorso marzo.
Come giustamente ricordava, lo scorso marzo è stato firmato lo Statuto della persona con Enel. È importante che i valori contenuti nel documento, che costituisce il proseguimento ideale dello Statuto dei lavoratori del 1970, siano stati ripresi nel Protocollo per la valorizzazione della persona e dell’impresa ed estesi a tutte le aziende del settore e, indirettamente, anche a quelle che vi ruotano attorno. In un momento di grandi trasformazioni, questo contratto da un segnale forte e chiaro nel porre al centro il lavoratore inteso come persona.
Si rafforza anche il diritto alla formazione. In che modo?
Si può dire che transizione fa rima con formazione. Nel contratto questo diritto viene portato da 28 ore a 40 ore per ogni lavoratore. Nelle aziende più grandi c’è già molta formazione e in tutto il settore è uno strumento già fortemente presente. Ovviamente la sfida della transizione impone un’attenzione crescente, nell’ampliamento o nel rinnovamento delle competenze, anche come sistema di salvaguardia occupazionale.
Il contratto pone le fasi anche per un lavoro di aggiornamento del quadro classificatorio. Come si svilupperà questo processo?
Sul sistema classificatorio è da tempo che il sindacato chiede un cambio di passo e un aggiornamento, riscontrando la reticenza delle aziende. Negli elettrici ci sono, al momento, 14 diversi livelli classificatori. Si tratta di un modello inutilmente complesso e farraginoso, dove è anche difficile, a volte, far riconoscere al lavoratore il trattamento adeguato viste le minime differenze che ci possono essere tra un livello e un altro. Il lavoro per rivedere l’intero impianto sarà costituito da due momenti. Il primo servirà per inquadrare i nuovi mestieri che stanno nascendo con la transizione. Nel secondo si metterà mano al sistema classificatorio esistente.
Venendo all’attualità politica, elezioni anticipate o comunque un contesto di incertezza che rischia di protrarsi nel tempo che ripercussioni possono avere per il comparto?
Le elezioni in autunno o una situazione di instabilità politica prolungata avrebbero conseguenze nefaste per il settore, che si aspetta dalla classe dirigente una direzione verso la quale orientare la transizione energetica. Guardando alla situazione che stiamo vivendo, un clima di incertezza potrebbe rallentare se non fermare anche tutto il processo di autonomia energetica dalla Russia che il governo sta portando avanti.
Avete fiducia nella classe politica?
Non è molta la fiducia del settore nei confronti della classe politica, che non ha assolutamente capito, ma questo anche al livello europeo, come dovrà essere governata la transizione energetica. Non esistono date magiche, entro le quali si avvereranno obiettivi che richiedono modalità e tempistiche molto diverse. Così come le rinnovabili, che devono avere assolutamente un impiego molto più ampio, ma non costituiscono la soluzione definitiva per ogni problema legato alla transizione.
A che punto siamo nel processo di autonomia energetica dalla Russia?
Sta procedendo, era giusto farlo, soprattutto al livello geopolitico, perché si tratta di emanciparsi, dal punto di vista energetico, da un tiranno che ha invaso un altro paese, ma la situazione va letta anche con maggior disincanto. Sostanzialmente l’Italia sta passando da una dipendenza all’altra, mettendo la nostra sopravvivenza energetica nelle mani di paesi, come l’Algeria o altri dell’Africa subsahariana, che non garantiscono una stabilità politica e sociale solidissima.
Tommaso Nutarelli