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Tlc, i sindacati: il settore è a un bivio drammatico, a rischio 20mila posti di lavoro

redazione
Giugno01/ 2023

“Il settore delle Telecomunicazioni è arrivato ad un bivio drammatico. Le contraddizioni che il Sindacato confederale unitariamente denuncia da anni, in solitaria e senza la giusta attenzione delle Istituzioni, stanno esplodendo con una veemenza che rischia di impattare pesantemente sull’intero perimetro occupazionale del settore”. Con queste parole i sindacati di categoria Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil lanciano l’allarme su un “deriva che rischia di affossare il comparto” delle telecomunicazioni, proseguendo pertanto un percorso di mobilitazione di tutti i lavoratori del comparto che culminerà con uno sciopero fissato per il 6 giugno con una manifestazione nazionale che si terrà a Roma, in Piazza Santissimi Apostoli.

“Il modello economico assunto ha prodotto, nell’ultimo ventennio, dinamiche completamente sbagliate. Il settore delle telecomunicazioni, in tutti i paesi tecnologicamente avanzati, è uno dei pochi comparti ancora in grado di coniugare occupazione di qualità nonostante la fase di grande difficoltà che tutto il continente attraversa” e nonostante il quadro europeo soffra comunque di alcune criticità, “di certo non è paragonabile a quanto avviene nel nostro Paese. Un mercato che brucia oltre un miliardo di ricavi l’anno, con un lento e inesorabile “stillicidio” occupazionale, che nell’ultimo decennio ha praticamente dimezzato la forza lavoro dei maggiori gestori italiani”.

Sul versante occupazionale, infatti, i sindacati sottolineano che “il settore è stato caratterizzato negli ultimi 15 anni dal continuo ricorso ad ammortizzatori sociali, esodi incentivati, tagli nella contrattazione aziendale, perdite di professionalità importanti, e blocco pressoché totale del ricambio generazionale. La ricetta messa in campo, di recente, dalle principali Telco per gestire gli effetti di un mercato deregolamentato – aggiungono -, è quella di dividere l’industria (le infrastrutture di rete) dai servizi. Una impostazione miope che impoverirà ancor di più il settore, trasformando aziende leader del comparto TLC a meri rivenditori di servizi, i cui azionisti di riferimento non sono neanche italiani”.

“Sono a rischio reale oltre 20.000 posti di lavoro diretti nel solo perimetro delle Telco, senza calcolare gli effetti che saranno generati nell’intero sistema degli appalti del settore, sia per quel che concerne l’impiantistica, la manutenzione, l’installazione delle reti sia fisse che mobili, che per il settore dell’assistenza clienti nella sua interezza”.

In questo scenario “le Istituzioni non stanno svolgendo alcun ruolo regolatorio, nessun intervento strutturale che possa dare stabilità al settore rilanciando un asset strategico per il sistema paese. Il combinato disposto di politiche aziendali miopi, legate a scelte finanziarie senza alcuna visione industriale, e la totale assenza delle istituzioni, che hanno consegnato al mercato il ruolo regolatorio, non farà altro che accompagnare il settore ad un inesorabile ridimensionamento. Il futuro che si prospetta, in assenza di una netta inversione di tendenza, sarà la creazione di micro-gestori virtuali, con scarsissima occupazione e infrastrutturazione tecnologica azzerata”.

“È tempo che ciascuno assuma le proprie responsabilità – concludono i sindacati -. Il settore delle TLC deve tornare ad essere il motore attivo della transizione digitale del Paese, deve rinnovarsi ed attrarre nuovi talenti”.

e.m.

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