La Commissione europea ha chiesto oggi ai 28 Stati membri dell’Ue di procedere all’etichettatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati dal 1967: è quanto si legge in un comunicato ufficiale. La decisione, rimandata più volte, ha trovato in passato una netta opposizione di Israele, ed è stata adottata oggi nel corso di una riunione del collegio dei commissari europei a Bruxelles.
La Commissione “ha adottato questa mattina la nota interpretativa concernente l’indicazione d’origine delle merci provenienti dai territori occupati da Israele da giugno 1967”, si legge nel comunicato europeo.
L’Ue ritiene che si tratta innanzitutto di una misura “tecnica” per informare i consumatori europei e non di una decisione “politica”, come affermato dal governo israeliano, e comporta l’obbligo per l’industria alimentare e la distribuzione di citare l’origine dei prodotti sulle etichette.
Oggi i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani – tutti illegali secondo il diritto internazionale – sono etichettati come ‘Made in Israele’. I prodotti interessati al provvedimento “meno dell’1%” del totale degli scambi tra l’Ue e Israele, ovvero 154 milioni di euro nel 2014, secondo i dati della Commissione.
Israele aveva avvertito ieri la Commissione europea che la sua eventuale decisione sui prodotti delle colonie nei territori occupati avrebbe avuto delle “implicazioni politiche”. Il portavoce del ministero degli Esteri, Emmanuel Nahshon, in un comunicato, ha infatti informato che “Israele ha condannato la decisione dell’Unione europea di etichettare i prodotti israeliani provenienti da settori sotto controllo israeliano dal 1967”, ha detto . E una fonte europea ha confermato che il rappresentante europeo nello stato ebraico è stato convocato dalle autorità locali.