Con i grandi cambiamenti che ha attraversato il mondo del lavoro nel periodo post fordista, il ridimensionamento numerico della classe operaia, ha ancora senso il sindacato confederale così come è stato fino ad oggi? Aris Accornero, Gian Primo Cella e Cesare Damiano, intervenuti alla presentazione del libro "Il sindacato è una terra di mezzo" di Giorgio Caprioli, sono tutti concordi nel sostenere che le organizzazioni dei lavoratori devono essere in grado di coniugare gli ideali con i problemi reali di coloro che rappresentano.
Il sindacato "è un veicolo che prende tutte le buche" perché è ben saldo a terra, ma non vi è appiattito. E' questa l'immagine che usa Accornero, ordinario dell'Università di Roma "La Sapienza", per parlare di questo soggetto di "straordinaria prestanza" rispetto agli altri, che ha vissuto con grande senso di liberazione dalle invasioni di campo della politica il fenomeno tangentopoli.
Se fino agli anni '90 il sindacato ha dovuto difendersi dalle ingerenze dei partiti, spiega il segretario generale della Fim Caprioli, da tangentopoli si è proposto per intervenire direttamente nella politica. Come nel caso di Sergio Cofferati che ha utilizzato la Cgil per influenzare il congresso dei Ds e Sergio D'Antoni che ha provato a portare direttamente la Cisl in politica. Due progetti falliti, ma che lasciano aperto il tema dell'autonomia e del ruolo del sindacato. Anche perché man mano è andata perdendosi l'idea di libera associazione in cui i lavoratori portano le proprie convinzioni, lasciando posto o a un'immagine di movimento, o di "sportello" di servizi. Nonostante le profonde trasformazioni che si sono registrate, il passaggio dal "Lavoro ai lavori" come lo definisce Accornero, il "bisogno di sindacato cresce e non solo per via della precarietà". Proprio sulla base di queste considerazioni, lancia una difficile sfida alle organizzazioni dei lavoratori: iscrivere direttamente nelle proprie categorie i lavoratori autonomi. Non i collaboratori o gli interinali, già avviati dalla legislazione alla schiera dei subordinati. La convinzione è che queste persone "si difendono se si iscrivono al sindacato, non se diventano dipendenti" come dimostra la vicenda dei call center.
Un punto su cui concorda anche il ministro del Lavoro Damiano che rilancia la richiesta chiedendo alle categorie di caricarsi dei problemi dei lavoratori autonomi, a partire dalle piattaforme rivendicative dei rinnovi contrattuali. La legislazione ha davanti due possibilità di azione: supportare le parti sociali o svolgere un ruolo di supplenza laddove queste non riescono ad intervenire. Pur preferendo la prima ipotesi, Damiano registra con preoccupazione la notevole difficoltà delle parti a contrattare, come per il caso dei call center. Dopo il decreto, infatti, sono stati firmati solo 9 accordi.
Il mestiere della rappresentanza, secondo Cella, ordinario dell'Università degli Studi di Milano, è una "terra di mezzo tra la tensione etico-sociale" e la necessità di trovare mediazioni che vadano incontro alle istanze degli iscritti. Una volta crollate le ideologie, aggiunge Caprioli, il sindacato deve fare i conti con grandi cambiamenti e rivedere se stesso. La soluzione, aggiunge, è allargare i temi della rappresentanza alla dignità del lavoro e ai bisogni "immateriali" dei lavoratori.
E questa necessità di cambiamento potrebbe riguardare anche il modello associativo. In Italia "Cgil, Cisl e Uil sono eterne" ma serve ancora la confederalità o è il momento di trovare nuove forme di aggregazione, come già avvenuto in altri Paesi europei? Alla provocazione di Cella risponde Damiano: "Dopo il crollo del muro di Berlino e dei grandi partiti, non levatemi anche la confederalità". Il sindacato deve svolgere ancora il suo ruolo, ma anche lui concorda sulla necessità di un grande cambiamento. Non deve perdere la presa sui problemi del lavoro e deve coniugare "convinzione e condizione", senza cedere alle spinte corporative. E l'autonomia, che non è lontananza dalla politica, si gioca nella capacità di esprimere alla politica le tesi dei propri rappresentati.
Giorgia Fattinnanzi