Il commissario unico Giuseppe Sala spiega la portata economica e sociale dell’appuntamento del prossimo anno, un’occasione unica per l’Italia, che protrarrà i suoi effetti positivi negli anni, anche nel campo del lavoro. L’intervista è stata pubblicata su Succedeoggi, giornale online diretto da Nicola Fano.
Fuori Milano, nel resto d’Italia, la gente non ha una idea precisa al riguardo di EXPO 2015. Il nome richiama ovviamente l’idea di “esposizione”: ma di fatto cosa viene effettivamente “esposto”? Non c’è il rischio di una grande mostra, una sorta di “fiera” come in fondo finì per essere la Fiera di Milano nel dopoguerra?
Lo chiediamo al commissario unico Giuseppe Sala. Non è così, commissario?
L’Esposizione Universale è un evento unico nel suo genere. Condivide con i “grandi eventi” – penso alle Olimpiadi o ai Mondiali di Calcio – il carattere della straordinarietà e di internazionalità, per il pubblico mondiale che coinvolge e cui si rivolge, ma le sue finalità sono ben differenti dal puro intrattenimento. Dal 1851, quando è nata a Londra, ad oggi questa manifestazione racconta il progresso umano in campo tecnologico, scientifico e della ricerca. Le più importanti invenzioni che hanno rivoluzionato la vita dell’umanità sono passate da una Expo: l’ascensore, il telefono, il televisore, il computer… Con il passare degli anni, alla dimensione dell’innovazione si sono aggiunte nuove esigenze e nuove sfide. In questo contesto si inserisce Expo Milano 2015 e le sfide lanciate al mondo con il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Ogni Paese partecipante sarà chiamato a interpretare questo argomento, sia in termini architettonici sia per contenuti proposti, facendo ricorso alle proprie conoscenze e intelligenze specifiche in agricoltura, scienza e tecnologia.
Più in generale, quali sono gli obiettivi che EXPO 2015 si propone nell’immediato – cioè durante la manifestazione – e dopo, per gli anni a venire? È possibile che non si risolva semplicemente in un episodio una tantum come a Saragozza e in altri casi; ma, almeno per il nostro Paese, abbia un significato più duraturo?
L’obiettivo è offrire ai 20 milioni di visitatori attesi un percorso che sia divertente, educativo e affascinante, attraverso le opportunità che il tema apre, e allo stesso tempo condividere soluzioni concrete per assicurare a tutti cibo sano, sicuro e sufficiente. In quest’ottica, il lascito di Expo Milano 2015 si sostanzierà sia nell’area che ospita i padiglioni dei Paesi – e che resterà ai cittadini dotata di infrastrutture per quanto riguarda i servizi di urbanizzazione e tecnologici, sia nelle conoscenze condivise e applicate per rispondere in modo sostenibile alle esigenze di un pianeta in cui si spreca oltre un miliardo di tonnellate di cibo ogni anno e in cui un miliardo di persone soffre per fame.
A EXPO 2015 prenderanno parte molti paesi stranieri. Questo naturalmente aveva un chiaro significato per le Esposizioni Universali di fine Ottocento e del primo Novecento, quando viaggiare era un privilegio di pochissimi. Qual è dunque il senso di questa partecipazione oggi, in una epoca in cui tutto il mondo è per così dire “a portata di mano” non solo grazie ad Internet, ma anche al turismo di massa?
È la differenza che passa tra il vedere le foto della Tour Eiffel ed esserci saliti, tra il vedere in Tv il concerto del cantante preferito ed essere stati lì, sotto al palco. La virtualità e la realtà sono due dimensioni differenti e sempre lo saranno. Grazie alle tecnologie, Expo Milano 2015 permetterà a milioni di persone di “vivere”, di partecipare alla magia dell’Esposizione Universale. E questo è qualcosa di grandioso ed eccezionale che deve stimolare il desiderio di esserci. Visitare fisicamente l’Expo che l’Italia e Milano ospiteranno l’anno prossimo, dal 1° maggio al 31 ottobre, significa assorbire molte altre suggestioni, vuol dire respirare un’atmosfera unica e poter godere a pieno di tutte le soluzioni e le eccellenze che i Paesi avranno sviluppato per farsi conoscere, a partire dal nostro. Expo Milano 2015 è poi una grande occasione per il turismo, tanto che sono stimati in 5 miliardi di euro i benefici per l’intero settore.
Sempre a proposito delle presenze straniere, quante sono previste? Quali a suo giudizio le più significative? E quali le assenze che rimpiange maggiormente?
Expo Milano 2015 conta oltre 140 adesioni internazionali: il che significa che più di 140 Paesi hanno deciso di investire in questo progetto e di esserci. Oltre 50 costruiranno un proprio padiglione autonomo, mentre più di 70 hanno scelto di essere presenti all’interno dei 9 Cluster, che raggrupperanno i Paesi in base a filiere alimentari o tematiche condivise. Non credo ci siano presenze più significative di altre. Sono soddisfatto che ci siano gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone, la Germania, la Francia, il Regno Unito, il Brasile così come sono felice che abbiano aderito al progetto tantissimi Paesi dell’Africa e dell’Asia, come l’Angola, la Costa d’Avorio, la Corea del Sud o l’Azerbaijan. Ogni nazione porterà il meglio della propria storia, cultura ed esperienza. Ognuna avrà lo spazio e la visibilità che merita.
A proposito di un tema scottante, quello dell’occupazione. Recentemente sulla stampa sono apparsi articoli secondo i quali il numero di posti di lavoro generato da EXPO 2015 sarebbe in realtà modesto. Come stanno esattamente le cose? E in quale misura ritiene che EXPO possa costituire un “trigger”, un innesco per creare nuova occupazione permanente?
Secondo le nostre stime, in maniera diretta, Expo Milano 2015 genererà oltre 10mila posti di lavoro: circa 4mila posti di lavoro saranno attivati direttamente dai partecipanti; i restanti saranno i lavoratori impiegati nella gestione dell’evento, tramite gli appalti già assegnati e quelli futuri, cui si andranno ad aggiungere gli operai e i tecnici operativi durante le fasi di costruzione del sito. Come indotto, invece, uno studio della Camera di Commercio con la Bocconi parla di circa 60mila persone impiegate direttamente o indirettamente all’Esposizione Universale durante i sei mesi dell’evento. Certo, le attese nei confronti di Expo Milano 2015 sono molto alte, soprattutto su un tema delicato come quello del lavoro. È senza dubbio un’opportunità che il nostro Paese non deve lasciarsi scappare perché l’Esposizione Universale non è soltanto una vetrina in cui possiamo far conoscere e scoprire al mondo il meglio della produzione agroalimentare e del Made in Italy, è anche laboratorio di sperimentazione e piattaforma di confronto e scambio di idee da cui possono nascere nuove sinergie, utili per il futuro.
Si ha la sensazione che il progetto abbia avuto una partenza fortemente ritardata. Vorrebbe riassumere l’intero percorso che si è concluso alla fine con la sua nomina a commissario unico?
Da quando un Paese si candida per ospitare l’Esposizione Universale alla sua effettiva realizzazione passano circa 9 anni. È un tempo molto lungo in cui succede di tutto: cambiano i governi, cambia la situazione economica del Paese e dei Paesi, cambiano le esigenze… Dalla vittoria– era il 2008 – ad oggi Expo Milano 2015 ha avuto diverse strutture organizzative. Per essere sintetici, nel 2013, il Governo Letta ha stabilito di passare da due Commissari – uno Generale e uno Straordinario – alla nomina di un unico Commissario che ha compiti ben definiti e ha la possibilità di emettere alcuni provvedimenti su specifiche materie.
Quali sono, a suo giudizio, le maggiori difficoltà che ha sin qui dovuto affrontare? E quali errori – se ce ne sono stati – sono stati commessi e potrebbero essere evitati in futuro nella gestione di eventi e progetti di questa portata?
Expo Milano 2015 è una macchina molto complessa da ogni punto di vista: dobbiamo dialogare quotidianamente con i Paesi, affiancarli nella realizzazione dei loro padiglioni e rispondere ai loro dubbi e alle loro necessità; dobbiamo preparare il sito espositivo, attrezzandolo di tutto quel substrato di infrastrutture e tecnologie indispensabili perché possa funzionare ogni ingranaggio; dobbiamo dialogare con le aziende partner; dobbiamo promuovere l’evento in Italia e all’estero e raccontare le sfide sociali che un tema così importante come la nutrizione impone; dobbiamo realizzare un palinsesto di eventi che possano intrattenere i visitatori della manifestazione ogni giorno per 184 giorni, in modo di rispondere con efficacia alle richieste di un pubblico vario e vasto. Errori? Ne abbiamo sicuramente commessi ma, di certo, in buona fede. Come dicevo l’Esposizione Universale è un progetto davvero entusiasmante e articolato che ha bisogno di collaborazione e fiducia a ogni livello per raggiungere gli obiettivi che ci si è posti.
La stampa ha fatto sì che tutta l’attenzione del pubblico fosse concentrata sulla realizzazione delle opere che ospiteranno la manifestazione. Nessun mezzo di comunicazione ha accennato ad un altro aspetto essenziale: vale a dire, quello che consiste nel “vendere” EXPO 2015,e fare in modo che non solo l’afflusso di visitatori rispetti – e possibilmente superi – le aspettative; ma anche che l’esperienza in EXPO contribuisca in ciascuno di essi a creare una immagine positiva del nostro Paese, e dei modi di vita che ci sono peculiari. Può spiegarci in breve come è stata affrontata la questione del marketing in questo particolarissimo caso?
Il team che lavora al marketing e al ticketing sta facendo un ottimo lavoro di promozione, sia in Italia sia all’estero, grazie anche al supporto della rete delle Ambasciate e di quella di Enit, l’agenzia nazionale per il Turismo, che ci stanno affiancando in questo percorso. Nella direzione del coinvolgimento dei cittadini si muove soprattutto l’attività di comunicazione, attraverso i progetti di respiro internazionale che riguardano direttamente le donne – WE-Women for Expo –, i bambini – Children Share –, i giovani film maker – Short Food Movie, i ricercatori e appassionati di scienza – LabExpo–, e la partecipazione ad appuntamenti culturali e di intrattenimento i cui valori si sposano perfettamente con quelli di Expo Milano 2015.
Per concludere: può riassumere EXPO in alcune cifre significative che diano ai lettori una idea della dimensione della sfida?
Expo Milano 2015 è un evento di portata internazionale che vedrà su un’area di circa un milione di metri quadrati la partecipazione di oltre 140 Paesi, di Organizzazioni Internazionali e della Società Civile, per 184 giorni, dal 1° maggio al 31 ottobre 2015. Per la sua realizzazione sono stati stanziati 1,3 miliardi di euro. Il settore privato contribuisce con circa 350 milioni di euro. E i Paesi investono più di un miliardo di euro. In base ad alcune stime l’evento genererà un valore aggiunto di 10 miliardi di euro.
Le Mayet D’Ecole 24 luglio 2014 Claudio Conti