Lo scorso 12 dicembre è stato sottoscritto tra i sindacati e le associazioni delle imprese cooperative l’accordo per un nuovo sistema delle relazioni industriali. Tra i punti qualificanti dell’accordo la misurazione della rappresentanza per il mondo datoriale. Un documento che altresì ribadisce l’importanza che un sistema di relazioni industriali di qualità riveste per il buon funzionamento del tessuto produttivo. Abbiamo analizzato i principali elementi del contratto con Sabina Valentini, responsabile delle relazioni industriali di Confcooperative
Valentini, quando è partito il percorso che ha portato alla firma del nuovo contratto?
Il tavolo è stato aperto due anni fa. Allora i sindacati inviarono a tutte le associazioni una lettera unitaria, con un documento che faceva riferimento a un nuovo e moderno sistema di relazioni industriali. Da lì è partito il percorso che ha portato alla firma dell’accordo. Il documento del 13 12 dicembre sostituisce l’accordo sottoscritto nel 2009, con un valore aggiunto che è la firma della Cgil. Allora infatti il sindacato di Corso d’Italia non firmò l’accordo. Per noi ha un grande valore il fatto che siamo arrivati alla condivisione di un accordo unitario.
Nell’accordo si introduce anche la misurazione della rappresentanza per la parte datoriale.
Si, si tratta di un elemento di novità. Per noi questo è un passaggio fondamentale, che il legislatore deve guardare con grande attenzione. In questo modo è possibile capire quali sono i contratti collettivi maggiormente rappresentativi, in un panorama che conta più di 800 contratti, con il serio rischio che molti di questi siano la causa di forme di dumping.
Quale deve essere il criterio della misurazione?
Per noi la misurazione della rappresentanza non deve essere basata sulle attività di un settore, ma sull’impresa cooperativa. Questa infatti ha delle peculiarità, tutelate dell’articolo 45 della Costituzione e da altre leggi. Noi chiediamo di essere misurati sulla base di quante imprese cooperative rappresentiamo, e non facendo riferimento a tutte le altre tipologie di aziende.
Quali sono le altre novità per quanto riguarda gli assetti della contrattazione?
Il documento conferma i due livelli e, inoltre, ci siamo impegnati anche in una semplificazione dei testi contrattuali. Questo perché, molto spesso, nei nostri contratti le categorie chiedono la trasposizione di interi passaggi normativi. In questo modo si rischia, alla lunga, di non dare sostanza al contratto, che rischia di essere solo un copiato del testo normativo. Questo non va bene, perché poi le leggi cambiano, e si rischia di trovarsi in difficoltà con il passare del tempo. Infine, come orientamento generale, abbiamo optato per una durata dei contratti di 4 anni, indirizzo che alcune nostre categorie avevano già adottato.
Altro tema di grande rilevanza è quello della formazione e del welfare. Qual è il suo peso per le imprese cooperative?
La formazione riveste un ruolo primario, come elemento strategico per la competitività. Attraverso il nostro fondo FonCoop abbiamo ampliato la platea dei lavoratori, e cercheremo di offrire un’offerta formativa più coerente con i bisogni di imprese e lavoratori. Abbiano inoltre previsto un passaggio molto interessante per il welfare contrattuale, che ci da la possibilità di avviare dei percorsi con i soggetti propri del mondo cooperativo, ossia le mutue. Inoltre, la nostra peculiarità è quella di essere sia fruitori ma anche fornitori di servizi di welfare, basti pensare alle cooperative sociali ma non solo. Ecco perché abbiamo posto particolare attenzione a questo capitolo nel rinnovo del contratto.
C’è poi il tema della partecipazione e dei WBO che sono centrali per il mondo della cooperazione.
La partecipazione dei lavoratori è uno dei capisaldi all’interno delle nostre imprese, che va ben oltre la partecipazione organizzativa, perché nelle cooperative di lavoro il socio mette la quota sociale e approva il bilancio. Abbiamo dunque molte esperienze virtuose in questo senso, come il workers buyout. Attraverso questa pratica aziende di valore sono state salvate dai lavoratori, che hanno rilevato tutta l’azienda o parte di essa.
Alla luce di tutto questo, qual è lo stato di salute delle relazioni industriali nel mondo cooperativo?
Molto buono, dove il dialogo con le controparti è sempre aperto e all’insegna della collaborazione. Abbiamo chiuso un accordo importante, ma già da gennaio apriremo tavoli monotematici. È un segnale importante che abbiamo dato come parti sociali, all’insegna di un sistema di relazioni industriali di qualità, che guarda ai bisogni di imprese e lavoratori, e che cerca di far capire l’importanza che i buoni rapporti sindacali rivestono, anche come propulsore per la produttività. Se dentro a un’impresa le relazioni sindacali sono positive, sicuramente sarà positivo anche il percorso di quella realtà.
Su quale dei punti, sin qui detti, la politica dovrebbe avere una particolare attenzione?
Sicuramente su quello della misurazione della rappresentanza. Infatti, una soft law, una legge di sostegno dovrebbe tenere delle indicazioni date con gli Accordo già siglati, perché è da questi che si valuta il grado di rappresentatività di un’associazione.
Un’ultima domanda sull’attualità: come valuta la manovra, anche alla luce dello scampato pericolo della procedura di infrazione da parte dell’Ue?
Allo stato delle cose è prematuro dare un giudizio sulla manovra. Quello che posso dire è che il premier Conte ha portato a casa un buon negoziato.
@tomnutarelli