Ieri 26 aprile si è tenuto a Trieste lo sciopero di otto ore dei dipendenti della Wärtsilä, azienda finlandese specializzata nella fabbricazione di sistemi di propulsione e generazione d’energia, indetto dalle rappresentazioni sindacali unitarie.
Motivo dello sciopero, la dichiarazione da parte del gruppo di 550 nuovi esuberi che interessano, oltre i siti finlandesi, anche quelli italiani e per la quale i sindacati metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uil-Uilm hanno incontrato una rappresentanza della Rsu Wärtsilä.
“Durante la chiusura dell’integrativo, il gruppo – ricorda in una nota il coordinatore nazionale Fiom, Bruno Papignani – aveva assicurato, rispetto agli esuberi decisi un anno fa in Finlandia, che la coda riguardante i dipendenti italiani sarebbe stata gestita in forme e quantità marginali e del tutto gestibili.”
“Dalle prime comunicazioni fornite alle Rsu – sottolinea Papignani – che giustamente hanno dichiarato sciopero, non solo si tratta di esuberi aggiuntivi a quelli dichiarati l’anno scorso in tutta la corporate, ma hanno un contenuto tutt’altro che marginale.”
Pur non conoscendo ancora i numeri esatti, per i siti italiani e nello specifico per lo stabilimento di Trieste, per Papignani si evince un impoverimento inaccettabile del ruolo di Wärtsilä Italia, “destinata a diventare un distaccamento produttivo con poca stabilità e con un ruolo sempre più marginale all’interno della multinazionale”.
I sindacati metalmeccanici hanno annunciato che terranno un coordinamento sindacale di Wärtsilä Italia nel breve termine, prospettando anche azioni a livello internazionale. “Non escludiamo la necessità di portare la vertenza al ministero dello Sviluppo economico, – conclude Papigniani – per i riflessi che essa ha e che riguardano il ruolo delle multinazionali e il continuo impoverimento industriale del nostro paese, nonostante i proclami del governo.”