Un pacchetto di otto ore di sciopero da gestire sinergicamente a livello territoriale, oltre allo sciopero delle flessibilità di orario ed organizzative per tutto il mese di ottobre. Queste le decisioni prese oggi a Roma dal Coordinamento nazionale dei quadri e delegati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil del Gruppo Eni che, dopo quella di luglio, ha deciso di proseguire la mobilitazione per cambiare l’attuale piano industriale del gruppo.
“Il disegno del management Eni – si legge in una nota conclusiva del Coordinamento, approvata all’unanimità – attraverso la chiusura del cracking di Porto Marghera, che rischia di provocare effetti devastanti sull’intera area produttiva del quadrilatero padano, della raffineria di Gela, la vendita della raffineria di Livorno e la probabile dismissione di quella di Taranto, insieme alla decisione di procedere alla cessione di ramo d’azienda a Sarroch, rappresenta plasticamente una dismissione violenta della presenza industriale Eni in Italia”.
“L’Accordo di programma per Porto Torres – prosegue la nota – non va avanti e finora sono state investite risorse ben al di sotto dei previsti 1,2 miliardi, comprese le bonifiche, che rischiano di compromettere la prospettiva di uno sviluppo e la credibilità della “chimica verde” in Italia. Le stesse criticità riguardano l’impianto di Priolo, dove gli investimenti previsti rallentano, rischiando di compromettere gli accordi sulle prospettive industriali di quell’area, oltre a fare una puntuale verifica sullo stato delle risorse destinate al risanamento ambientale”.
Il Coordinamento esprime netta contrarietà verso la ventilata possibilità di cessione di quote di Saipem e dispiegherà tutte le azioni necessarie per impedirle. Esprime, inoltre, preoccupazione sulle voci ricorrenti circa l’uscita del gruppo dal mercato retail di Gas & Power, che invece dovrebbe vedere un rinnovato impegno, organizzativo e finanziario, nella prospettiva di una ripresa dei consumi.
Eni, ad oggi, – conclude la nota – non ha dato seguito agli interventi previsti dal verbale di incontro del 31 luglio scorso, avallato dalla firma del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. “Il Coordinamento – conclude la nota – si riserva, a fronte del permanere di una posizione di rigidità del gruppo Eni, di indire uno sciopero nazionale con manifestazione a Roma da tenersi nella prima settimana di novembre”.
F.P.