Snam può sospendere la fornitura del gas ad Acciaierie d’Italia (Adi) ma, nei fatti, non ci sarà nessuna interruzione nel breve termine per l’ex Ilva.
Il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso di AdI che aveva chiesto di prolungare la sospensione della decisione di Snam di interrompere la fornitura di gas per il mancato pagamento delle bollette (il debito si aggira intorno ai 200 milioni di euro). Non c’è più spazio, dunque, per sospendere l’efficacia della decisione di Snam annunciata a fine 2023.
Secondo il tribunale amministrativo, infatti, non si può continuare a far gravare sulla fiscalità generale, che sostiene la spesa per il servizio di default trasporto, parte dei costi indispensabili per lo svolgimento dell’attività di impresa della ricorrente. Adi aveva ottenuto dall’Arera la fornitura del gas fino al 30 settembre scorso e poi un’ulteriore estensione fino al 18 ottobre. Per parte propria AdI, come si apprende da una nota, comunica la volontà di procedere a impugnare la sentenza innanzi al Consiglio di Stato.
Ma nonostante il pronunciamento, secondo le ultime indicazioni ufficiali fornite dall’ad di Snam, Stefano Venier, la società continuerà a erogare il combustibile necessario a mandare avanti gli stabilimenti, in attesa degli sviluppi di questi giorni.
Il Tar della Lombardia il 30 ottobre aveva congelato la sospensione delle forniture di gas all`ex Ilva da parte di Snam sino all’8 novembre, in attesa della camera di consiglio in merito al ricorso presentato da Acciaierie d`Italia contro la comunicazione della società di distribuzione, Snam appunto, del 19 ottobre 2023, con la quale comunicava che l’8 novembre avrebbe operato la ‘discatura del punto di prelievo gas’ di Acciaierie d`Italia bloccando a monte la fornitura, a seguito dell`ultimo provvedimento dell`Arera.
A novembre poi vi era stata un’ordinanza cautelare con cui il Tar della Lombardia aveva confermato la sospensiva del blocco dell’erogazione, disposta già a fine ottobre in attesa della Camera di Consiglio che si è tenuta oggi.
Il tutto in attesa degli sviluppi del caso, che è uno dei più complessi per l’esecutivo che sta trattando per un ‘divorzio consensuale’ con Arcelor Mittal. Le cifre per l’uscita del colosso dell’acciaio oscillano, secondo indiscrezioni, tra i 400 e i 250 milioni di euro, legati evidentemente alle clausole dei patti parasociali firmati dall’allora governo Conte II. I legali di Arcelor Mittal e Invitalia sono al lavoro in queste ore mentre il governo sta valutando, oltre che un necessario aumento della quota dello stato nel capitale delle acciaierie attraverso Invitalia, anche l’ingresso di un partner industriale. Giovedì 18 gennaio è previsto un nuovo incontro con i sindacati.
e.m.