Illustrato al Mimit alle istituzioni regionali e alle organizzazioni sindacali il piano industriale di rilancio 2026-2028 di Natuzzi, azienda operante nel settore dell’arredamento di alta gamma con stabilimenti in Basilicata e Puglia e oltre 1.800 lavoratori, volto ad affrontare le difficoltà presenti sui mercati internazionali.
“L’azienda – spiega una nota del Mimit – ha presentato i punti cardine della strategia per i prossimi anni prevedendo un programma di investimenti, efficientamento produttivo, riduzione dei costi e riorganizzazione della rete dei punti vendita. Durante il tavolo, le organizzazioni sindacali hanno chiesto di avviare un confronto sul piano industriale in tutte le sue articolazioni, dichiarando di condividere gli obiettivi generali ma non le modalità individuate dall’azienda per il loro raggiungimento”. Al termine della riunione, “le strutture tecniche del Mimit – preso atto della disponibilità di Natuzzi ad avviare un dialogo con le parti sociali e a riconsiderare alcuni aspetti del piano industriale – hanno convocato un nuovo incontro per il 25 febbraio per definire un piano di lavoro condiviso finalizzato alla salvaguardia ed allo sviluppo di una delle più importanti eccellenze del Made in Italy”.
Per le segreterie nazionali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, a seguito dell’incontro di questa mattina al Mimit, “dopo 24 anni di ammortizzatori sociali e diversi milioni di fondi pubblici, non è possibile accettare 479 esuberi e la rispettiva chiusura di due dei cinque stabilimenti. Consideriamo finito il tempo delle responsabilità a carico solo delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo Natuzzi, che da anni pagano le scelte sbagliate dell’azienda dopo ben 8 piani industriali”.
“I dipendenti sono stanchi di questa situazione, le istituzioni devono poter garantire un percorso serio, di vero rilancio industriale. Se così non dovesse essere, siamo pronti a ogni forma di mobilitazione pur di salvare questo importante presidio industriale del Mezzogiorno”, aggiungono i sindacalisti in una nota congiunta. “Il piano industriale di Natuzzi non ci convince – spiegano i sindacati – non solo sul fronte degli investimenti, che sono letteralmente assenti, ma soprattutto sulla riduzione del personale e sulla chiusura di due dei cinque stabilimenti del Gruppo. Così come è sparita dal piano la internalizzazione del lavoro precedentemente delocalizzato in Romania”.

























