Circa 500 persone questa mattina si sono riunite a Piazza Santi Apostoli per protestare contro la lentezza degli interventi dopo 5 mesi dal terremoto del 24 Agosto. Un appuntamento lanciato su Facebook dagli abitanti dei comuni abruzzesi del cosiddetto ‘’cratere’’ e che sara’ seguito da una iniziativa analoga promossa dai cittadini delle Marche il prossimo 2 febbraio.
La condizione in cui vivono le persone rimaste nei paesi terremotati, quelle che si sono dovute trasferire e in generale la situazione delle zone colpite dal terremoto prima e dal maltempo poi, ha dell’incredibile. I partecipanti alla manifestazione raccontano che ad Amatrice mancano i beni di prima necessità: “manca il pane e il latte, tutto quello che serve per vivere e questo molti non lo sanno. Per questo siamo venuti qui oggi”.
Il presidio, intorno alle 12, si è trasformato in un corteo spontaneo che ha raggiunto la Camera. In Piazza Montecitorio una delegazione di abitanti è stata ricevuta dalla vicepresidente alla Camera, Laura Boldrini. I manifestanti hanno sottolineato però che la loro protesta è apolitica: “Le passerelle oggi non ci bastano più, noi vogliamo i fatti. I politici dovrebbero essere le persone che dovrebbero tutelarci e rispettarci. Non lo stanno facendo. Non stanno rispettando il nostro popolo, che cosa stanno a fare seduti ancora su quelle sedie? Che cosa stanno facendo? Ce lo devono dire! Sono passati 5 mesi! Tutto è stato sbagliato.”
La questione principale sono le risorse, poche, e quelle che ci sono, secondo gli abitanti del centro Italia, non sono state sbloccate. “Non abbiamo una casa, non abbiamo un paese e soprattutto non ci è arrivato niente. Non ci sono arrivati i soldi. Noi eravamo persone che avevano una vita normale. Oggi siamo in mezzo alla strada. La rimozione delle macerie non è stata effettuata, un piano di ricostruzione non è stato effettuato” dicono ancora. “Il cratere vive per il turismo, senza la ricostruzione non sappiamo cosa fare”
Inoltre, per chi è rimasto nei paesi la situazione è insostenibile: ci sono i cimiteri con le bare a cielo aperto, non c’è la corrente elettrica, mancano i piu’ elementari beni di prima necessità. Come non bastasse, è possibile che arrivino denunce per abusivismo edilizio, a carico di coloro che, a spese proprie, hanno rimediato ai danni del terremoto costruendosi una casetta di legno sui propri terreni. Denuncia una signora: “Le persone hanno costruito le casette di legno facendo un debito per garantire un tetto ai propri figli. Ma che cos’è questa storia dell’abusivismo edilizio? Cos’è? Costruisco una casa da solo, perche’ lo stato non me la da’, e devo avere il timore di essere denunciata per abusivismo edilizio? Ma che cosa stiamo dicendo? Ma stiamo scherzando? Le hanno costruite nel proprio giardino!”.
La delegazione aveva il mandato di chiedere certezze: lo sblocco delle risorse, un progetto concreto per la ricostruzione, il sostegno alle famiglie che hanno perso tutto con il terremoto. In nome della dignità di chi è rimasto vivo e di chi ha perso la vita sotto quelle macerie.