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Alessandro Riello (Aermec), per noi un danno la frase di Draghi su pace e condizionatori

Nunzia Penelope
Aprile14/ 2022

Sono passate ormai un paio di settimane da quando Mario Draghi ha pronunciato la fatidica frase: ”preferite la pace o i condizionatori?”. Ma è bastato molto meno perché’ la battuta del premier, legata all’emergenza causata dalla guerra in Ucraina, diventasse, come si usa dire, virale. Ancora giovedì 14 aprile, la Repubblica esibisce in prima pagina un sondaggio titolato esattamente così: “Preoccupati per la guerra, gli italiani preferiscono la pace al condizionatore”. Dal sondaggio emerge che la popolazione, in netta maggioranza (67%, con punte dell’80% tra gli elettori del Pd) è prontissima a rispondete all’appello del premier rinunciando al condizionatore in nome della pace.

Alessandro Riello è il maggior produttore nazionale di condizionatori, anzi: la sua Aermec è praticamente l’ultimo produttore totalmente italiano, oltre che fortemente internazionalizzato. La frase del premier non gli ha fatto piacere:

“Penso che Draghi intendesse fare solo una battuta, purtroppo è diventata virale, la si ascolta ovunque, sui media, in tv, nei bar e sui bus. Il condizionatore sta diventando un simbolo, antitetico alla pace. Questo può avere conseguenze negative, condizionare la propensione all’acquisto dei consumatori, anche in modo non del tutto consapevole. Il rischio è evidente. Per noi è una cosa imbarazzante e pericolosa”.

Chi si appresta a comprare un condizionatore adesso in qualche modo teme di tradire la pace, lei dice?

Non dico che le persone rinunceranno realmente all’aria condizionata, ma che possano avere qualche remora, che possano decidere di rinviare ad altri tempi un acquisto, è possibilissimo, anzi, è scontato. Mi augurerei quasi che il premier, con un’altra battuta, spostasse l’attenzione: rinunciate al microonde!  Scherzo, ma fino a un certo punto. Il guaio è che il tormentone sul condizionatore, ripetuto all’infinito, alla fine entra nella testa delle persone, ed è per noi un grosso danno. Che si aggiunge a quelli che la guerra, le sanzioni contro la Russia, il caro energia, già stanno provocano al sistema delle nostre imprese.

Lei ha tra i suoi clienti anche la Russia, quali sono state le vostre scelte aziendali in queste settimane di sanzioni?

Naturalmente abbiamo sospeso le attività e chiuso per il momento la nostra filiale Aermec Russia, anche se i nostri prodotti non sono nell’elenco di quelli sottoposti a embargo. Ma attenzione, non c’era solo la Russia tra i nostri clienti, lavoravamo molto anche con l’Ucraina e la Bielorussia. E oggi per noi è questo è un mercato importante che sta del tutto fermo. Un mercato sul quale fatturavamo circa 30 milioni di euro l’anno. Inoltre, con la Russia avevamo aperto, ben prima dell’invasione, diverse trattative, ora congelate per mancanza di disponibilità economica dei russi. E ancora: una fornitura importante, già parzialmente saldata e consegnata, è rimasta a metà, non sappiamo come e quando potrà essere completata, con le ripercussioni del caso sul nostro business.

Si potrebbe obiettare che il business, davanti ai morti e ai bombardamenti, deve fare un passo indietro…

Certamente dal punto di vista etico è cosi, e tuttavia le ricordo che la Russia è un partner economico molto importante per il nostro paese, e le imprese che si trovano nelle nostre stesse condizioni sono tantissime. Quanto al conflitto, lasci che le dica che nella mia vita tutto avevo pensato di vedere, ma mai avevo immaginato che ci saremmo trovati immersi in questo incubo. La mia generazione è figlia del dopoguerra, di bombardamenti e morte avevamo solo il racconto dei nostri genitori, ora lo stiamo vedendo in diretta ogni giorno, ed è terribile.

Tanto più terribile in quanto arriva dopo due anni di pandemia che avevamo già sconvolto non poco le nostre vite.

Lo dico con sincerità, per me era meglio il Covid: e stato terribile, ma in qualche modo quel virus sconosciuto si poteva studiare, scoprirne i segreti, metterlo sotto controllo, come infatti è stato fatto, grazie alla scienza e ai vaccini. Ma questa guerra è affidata a elementi imperscrutabili, a personaggi imprevedibili, non sai mai un’ora dopo l’altra cosa può accadere, chi può decidere cosa, non c’è nulla che sia sotto controllo, rischiando magari la catastrofe totale.

Anche dal punto di vista economico la pandemia era ”meglio”, diciamo?

Ci sono state le difficoltà che tutti sappiamo del lockdown, poi però ci sono state subito anche le contromisure per tenere botta, e infatti ne siamo usciti bene. Subito dopo abbiamo vissuto le tensioni dovute alle carenze di materie prime, le lentezze sugli approvvigionamenti, i prezzi lievitati. Ma anche da questo ne stavamo uscendo. Ora però ci troviamo a dover gestire una ennesima emergenza, ancora peggiore: quella della guerra, dell’effetto delle sanzioni sul nostro sistema industriale, del caro bollette.

Vi sta pesando molto il caro energia?

Aermec non è una azienda energivora, per nostra fortuna, e tuttavia quando è arrivata l’ultima bolletta ho dovuto constatare che era triplicata rispetto alla precedente. E stiamo parlando di somme davvero importanti. Questo, sommato al fatto che siamo costretti a lavorare a singhiozzo, a riprogrammare la produzione ogni giorno, perché da un giorno all’altro non sappiamo mai quali materiali ci arriveranno e quali no, rende la situazione molto seria.

Per questo ha trovato così irritante la frase di Draghi?

Io credo che il governo in questo momento dovrebbe impegnarsi a difendere il nostro sistema industriale: tutto, condizionatori compresi. E magari fare più attenzione alle battute. Lo dico da ammiratore di Mario Draghi, in questa circostanza mi ha deluso.

Per fare un ragionamento più ampio, il quadro che lei descrive è tale che non posso non chiederle: quanto si può andare avanti così? Non mi riferisco solo alla Aermec, ma al sistema delle imprese. Queste incertezze, questo peso dell’energia, quanto lo reggete?

Guardi, noi reggiamo ancora bene perché abbiamo avuto anni precedenti ottimi, e senza tutti questi ostacoli avremmo probabilmente fatto il nostro anno migliore. E reggiamo bene anche grazie ai nostri bravissimi collaboratori, che ci seguono e ci aiutano in tutti i modi. Ma penso che se entro fine anno non cambia qualcosa, non si stabilizza la situazione, se il governo non prende le decisioni giuste e necessarie, l’anno prossimo sarà dura per tutti.

L’anno prossimo, oltretutto, si vota.

Infatti: e il periodo elettorale è sempre un periodo di ulteriore confusione e destabilizzazione. Speriamo di uscirne prima.

Nunzia Penelope

Nunzia Penelope

Giornalista

Giornalista